Speranza salva la poltrona ma perde la faccia. Zambon lo attacca sul report Oms: “Gira intorno alle cose”

Il ministro Speranza salva il posto, ma non del tutto la faccia. Di certo non sul report Oms. Nel giorno in cui, come da copione già scritto, l’Aula del Senato ha respinto la mozione di sfiducia al ministro della Salute, Roberto Speranza, presentata da Fratelli d’Italia, torna alla ribalta il caso del piano pandemico rivisitato e corretto che, tra le varie dissertazioni che si potrebbero fare, «l’Oms – come scriveva Il Giornale una settimana fa – voleva cancellare i meriti di Zaia in Veneto e gli errori di Speranza». Dunque, con buona pace dei pm di Bergamo al lavoro su un apposito fascicolo, la matematica parlamentare grazia il ministro: 221 senatori contrari alla sua rimozione. A favore 29, astenuti sono risultati in tre. Il Senato respinge. Ma Speranza non ha ancora chiuso il conto sulla vicenda piano pandemico, Oms e i familiari delle vittime del Covid di Bergamo: la terra che ha versato il più alto tributo di vite umane al virus. Ma anche all’inefficienza delle istituzioni.

Da oltre un anno a questa parte, sappiamo tutti che Nembro ed Alzano Lombardo nell’immaginario collettivo sono ormai i luoghi-simbolo del caos decisionale che l’anno scorso lasciò senza disposizioni sindaci e cittadini. Una specie di 11 settembre pandemico. Ora, un’inchiesta della Procura sta scavando tra documenti. Circolari, mail e ordinanze per riuscire a capire a chi, tra regione Lombardia e governo, spettasse perimetrare, monitorare e soccorrere quei due Comuni come altrettante zone rosse. Il pm Rota, titolare dell’indagine, procede spedito. Speranza, invece, ancora nel discorso di oggi a Palazzo Madama, cerca scorciatoie. Vira e assesta al percorso di ricostruzioni, inversioni e deviazioni. Le stesse che, nelle scorse settimane, hanno indotto gli inquirenti al lavoro sul fascicolo di Bergamo, a parlare di di «reticenze» da parte dei vertici dirigenziali del dicasteroin merito alle indagini sul Piano pandemico non aggiornato e non applicato. Come sul report dell’Organizzazione mondiale della Sanità pubblicato e poi rimosso dal sito dell’Oms Europa.

E così oggi, il ricercatore Francesco Zambon – autore del report sulla prima risposta dell’Italia alla pandemia di Covid –, sotto i riflettori da quando il suo destino si è intrecciato con l’inchiesta aperta dalla procura di Bergamo, commenta con l’Adnkronos Salute un passaggio in particolare dell’intervento del ministro. Quello in cui il titolare del dicastero della Salute parla del report. E dichiara: «Ho letto le parole pronunciate da Speranza in Senato e ho pensato che fossero sorprendenti. Le evidenze emerse dall’indagine della procura di Bergamo non credo siano speculazioni. E non vanno trattate come tali. Coinvolgono persone dell’Oms ed esponenti delle istituzioni italiane. È inutile focalizzarsi sul rapporto. Qui la questione non sono le “inesattezze fattuali”: parliamo di dinamiche di potere fra Italia e Oms. Si tratta di prendere posizione rispetto a qualcosa che è già uscito. Dalle dichiarazioni emerse da chat ed email finite sui giornali qualcuno si deve dissociare, sia da parte del governo, che da parte di Oms».

Non solo. Alludendo proprio alle acrobazie declamatorie del ministro Speranza, Zambon – il funzionario che si è dimesso dall’Oms proprio in seguito a questa vicenda –incalza: «Ho ritenuto sorprendente il fatto che si giri intorno alle cose senza mettere dei punti fermi. Punti fermi che sono peraltro già stati messi», rileva Zambon. Che poi nel proseguire aggiunge: «È importante parlare di tutto questo, non per il rapporto e quello che c’era scritto. Ma perché dobbiamo chiederci: l’Oms è in grado o no di produrre un documento indipendente? Questo è il vero nodo del discorso». Proprio a tal fine, allora, il ricercatore si sofferma sulle dichiarazioni del ministro relative al ritiro del report da lui coordinato. Speranza dice che «tra gli errori rilevanti c’è quello relativo alla timeline dell’epidemia in Cina». Ma «l’errore sulla Cina – replica Zambon – che peraltro non era tale perché fonte ufficiale Oms, è stato corretto in un paio d’ore».

«E le evidenze di cui sopra dicono chiaramente che i motivi del ritiro del rapporto sono altri. Io vengo tacciato di essere stato indipendente e autonomo. Ma l’Oms cosa dovrebbe fare se non questo, cioè essere autonoma? Io non voglio aprire conflitti, a me interessa che si vada al cuore del problema –conclude Zambon all’Adnkronos Salute –. Queste cose provano, a poche settimane dall’inizio dell’Assemblea mondiale della salute che si terrà dal 24 maggio a Ginevra, che c’è un problema di indipendenza dell’Oms. Cogliamo questa come opportunità perché si affronti». Senza dimenticare, però, che i magistrati di Bergamo stanno indagando per epidemia colposa. Che al dirigente Oms Ranieri Guerra, gli stessi inquirenti imputano l’accusa di  aver fornito false informazioni ai pm.

E che tutto è stato in qualche modo indirizzato all’intento, come scriveva il quotidiano diretto da Sallusti una settimana fa sul caso, di «edulcorare il report e nascondere la pessima gestione del governo italiano della pandemia. Privo di un piano pandemico aggiornato. Di dispositivi di protezione stoccati e di farmaci retrovirali disponibili, tanto da voler cancellare la frase «l’Italia non era totalmente impreparata (quando arrivarono i primi bollettini dalla Cina, ndr)»: come dimostra il documento pubblicato dall’Agi. Secondo Zambon il piano «rimase più teorico che pratico. Con pochi investimenti o traduzione delle intenzioni in misure concrete». Ma di questo in Aula, oggi il ministro non ha parlato…

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