By Lucia Gallo (per ith24)
Silvia Romano, liberata il 10 maggio 2020 dopo 18 mesi di prigionia, sposa la fede musulmana e si converte all’Islam: “chiamatemi Aisha”. La giovane ragazza sceglie un nome importante, come quello della sposa del Profeta Maometto. Forse uno dei suoi carcerieri è un Profeta?
Nessuna costrizione. La sua conversione è stata “spontanea“. In questi mesi mi è stato messo a disposizione un Corano, e grazie ai miei carcerieri ho imparato anche un po’ di arabo. Loro mi hanno spiegato le loro ragioni e la loro cultura. Il mio processo di riconversione è stato lento in questi mesi”, ha raccontato all’Ansa.
Silvia, ah pardon, Aisha, ringrazia i suoi carcerieri perché, grazie a loro, è riuscita ad imparare anche l’arabo. A sentire Aisha più che prigionia mi è sembrata una vacanza: mi hanno trattato benissimo. Li ringrazio per il trattamento. Mangiavo bene. Ho imparato anche l’arabo, cosa vuoi di più… Questo corso ci è costato quasi 4 milioni di euro.
Poi precisa: “Non c’è stato alcun matrimonio né relazione. Solo rispetto”.
Di quale rispetto parla Silvia Romano, quello estorsivo?
E sugli spostamenti, chiosa: “Mi sono spostata con più di un carceriere in almeno quattro covi, che erano all’interno di appartamenti nei villaggi. Loro erano armati e a volto coperto, ma sono sempre stata trattata bene ed ero libera di muovermi all’interno dei covi, che erano comunque sorvegliati”.
Insomma brava gente, degne di rispetto. Infatti i suoi rapitori sarebbero una banda di criminali comuni kenyoti, finanziati dai terroristi islamici di Al-Shabaab.