“Si riuniscono per un ritorno al passato”. Pd e 5 Stelle da incubo

Il nuovo corso del Partito democratico si prospetta sempre più prono al Movimento 5 Stelle. Al di là della confusione totale sul tema spinoso della alleanze, i dem si stanno progressivamente allineando alle posizione dei grillini: dalla giustizia alle politiche economiche, ormai le due formazioni politiche sembrano muoversi in simbiosi. Ed è dall’altra forza dell’opposizione, il Terzo Polo, che arrivano stoccate contro la galassia del Pd che si appresta a eleggere il nuovo leader nella fase finale del Congresso.

Una frecciatina all’indirizzo del Partito democratico è stata lanciata dalla renziana Raffaella Paita, che ha affidato al proprio profilo Twitter una considerazione al veleno in seguito al dibattito che si è svolto a Mezz’ora in più su Rai 3 tra i candidati alla segreteria del Pd: “Ascolto incredula il dibattito dei candidati al congresso del Pd dall’Annunziata”.

Il presidente del gruppo Azione-Italia Viva in Senato ha criticato in particolare una serie di tematiche su cui i dem hanno intrapreso delle strade che strizzano l’occhio al M5S. “Difesa del reddito di cittadinanza, critiche a JobsAct e al governo Renzi”, ha annotato Paita. Secondo cui i candidati alla guida del Partito democratico “sono tutti uniti per il ritorno al passato”.

Paita ha presentato una risoluzione sulla giustizia al Senato a cui il governo ha dato parere favorevole, mentre il Pd ha votato contro. Da qui l’ennesima sferzata: “Penso che non ci siano più dubbi sulla loro collocazione giustizialista e populista, sono organici al M5S”. Anche Maria Elena Boschi non ha risparmiato considerazioni negative nei confronti del Partito democratico. La deputata del Terzo Polo ha posto l’attenzione sul fatto che sul tema della giustizia i dem hanno “perso il proprio spirito garantista degli inizi per rincorrere Conte e il Fatto Quotidiano”.

Innanzitutto il Pd sta inseguendo i 5 Stelle sul reddito di cittadinanza, finito al centro di una drastica revisione da parte del governo guidato da Giorgia Meloni. Su questo punto Elly Schlein ha dichiarato che è necessario “contrastare questo governo che lo sta cancellando”. La candidata alla segreteria dem ha inoltre messo nel mirino il Jobs Act, ritenuto un vero e proprio “errore”. A tal proposito, sempre per tendere la mano ai grillini, ha proposto di agire sul salario minimo e su una legge sulla rappresentanza “per spazzare via i contratti pirata”.

Contro il Jobs Act si è scagliata anche Paola De Micheli che non solo ha ammesso che si è trattato di un passo falso, ma ha addirittura aggiunto di dover “riscrivere da zero le regole sul lavoro e non stare lì a cincischiare su minimi correttivi”. La pensa allo stesso modo pure Gianni Cuperlo, che ha rivendicato di non aver votato a favore in minoranza nel partito: “Le scelte di quegli anni ci mettevano in conflitto con una parte importante del nostro mondo. Su questo bisogna mettere l’accento, non è stato mai fatto un discorso di verità su quello che è successo”.

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