Sentenza incredibile e assurda, ma vera: la moglie respinge il marito? Per la pm è normale che lui la violenti. Forse la Pm non ha ben chiaro il concetto di stupro…

Un caso di presunto stuproall’interno delle pareti domestiche. E una frase. Unariflessione messa nero su bianco da una pm della Procura di Benevento nella richiesta di archiviazione, scatenano una bufera polemica che non accenna a placarsi. E neppure a ridimensionarsi. Un vaso di Pandora che alcune righe dellemotivazioni giuridiche, su un caso di presunta violenza domestica – presentata da una donna 30enne contro il coniuge – impediscono di chiudere e sigillare. Specie dopo le accese polemiche scatenate da un’inciso. Una frase che apre una finestra che affaccia su un panorama oscuro e sconcertante. E con cui, testualmente, si ritiene che sarebbe normale «vincere quel minimo di resistenza che ogni donna, nel corso di una relazione stabile e duratura, tende a esercitare quando un marito tenta un approccio sessuale».

Il caso, che il Fatto Quotidiano ha scoperchiato. E che la stessa Procura di Benevento ha confermato, è rimbalzato ai disonori della cronaca dopo i commenti indignati e le reazioni furiose di opinione pubblica e esponenti politiche. Un caso che, partendo dalla vicenda di una donna che ha denunciato il marito per presunti abusi domestici, è finito nell’occhio del mirino per quella “considerazione”, messa agli atti di una richiesta di archiviazione, e che già la direbbe lunga sulla sua chiusura. Motivata, riferiscono i siti che rilanciano la notizia, e si legge nelle motivazioni riportate dal quotidiano appena citato, da una serie di valutazioni. Tra cui quella secondo cui gli estremi della denuncia sono ritenuti «fatti carnali che devono essere ridimensionati nella loro portata». Anche perché commessi «in una fase del rapporto coniugale in cui “lei” ha messo seriamente in discussione la relazione, meditando la separazione».

Una lettura giuridica della vicenda, che ha indotto molte persone a commentare con sdegno il caso che arriva da Benevento. E a instillare il dubbio di una sottovalutazione della situazione. Se non, addirittura, di un orientamento specifico generalizzato a fronte di una problematica diffusa che: vittime a profusione e un clima incandescente, testimoniano drammaticamente. Purtroppo all’ordine del giorno. Una vicenda che ha travolto la Procura di Benevento, guidata da Aldo Policastro, che in una nota ha replicato alle polemiche sottolineando: che l’opposizione all’archiviazione presentata dalla donna «è all’esame dell’ufficio». E che, aggiunge, «è assolutamente estraneo alla prassi e agli orientamenti di tutto l’ufficio ogni e qualsiasi sottovalutazione del seppur minimo approccio costrittivo nei rapporti interpersonali tra uomo e donna. E in quelli che involgano la libertà in generale, e quella sessuale in particolare».

Rilanciando, immagine e operato della Procura, con il riferimento all’impegno «di tutto l’ufficio in tema di violenza di genere con la costituzione, fin dal 2017. E la quotidiana operatività dello Spazio ascolto per le vittime vulnerabili e di violenza di genere e del Tavolo tecnico interistituzionale che ha già varato protocolli comuni e di rete». Stupisce allora doppiamente leggere tra le righe delle carte vergate da una pm donna che «appare arduo sostenere che sia provata la consapevolezza dell’uomo della non consensualità al rapporto sessuale, considerato anche comune negli uomini dover vincere quel minimo di resistenza che ogni donna, nel corso di una relazione stabile e duratura, nella stanchezza delle incombenze quotidiane, tende a esercitare quando un marito (che nel caso di specie appare particolarmente amante della materia) tenta un approccio sessuale».

Così come lascia sgomenti il triplo apprendere dal Fatto Quotidiano e da La Stampa, il racconto di questo “caso di specie”, secondo cui «durante una cena, una di quelle che si fanno a casa con parenti e amici e tv accesa, questo signor marito, alla fine di una trasmissione sul femminicidio, avrebbe puntato un coltello alla gola della moglie e avrebbe detto: finirò in galera anche io così». Niente di tutto ciò ha colpito la pm alle prese con la denuncia in questione. Proprio come neppure una vaga, lontana reminiscenza del nostro immaginario culturale sembra aver potuto illuminare il magistrato intenta a motivare la richiesta di archiviazione.

Nessun barlume di memoria memoria collettiva che il cinema, Tra Germi e De Sica, ha così magistralmente contribuito a creare e a rimpinguare di film. Titoli divenuti pietre miliari del nostro cinema. O di report documentaristici che, negli ultimi anni, hanno ceduto il passo nei palinsesti tv a talk e programmi d’approfondimento, intestati alla cronaca di tutti i giorni. Nulla di tutto ciò sembra aver scalfito una donna. Un magistrato, che ha trovato comprensibile e giustificabile l’insana tendenza e “veemenza” di quel marito nell’”insistere”…

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