Se lo Stato a volte può mancare, bisogna difendersi con le proprie forze e con ogni mezzo disponibile, nel rispetto della legge e della legalità. Rapina in villa a Santopadre, il papà del tabaccaio: “Capisco mio figlio. Avrei sparato anch’io”

Rapina in villa al tabaccaio di Santopadre: a due giorni da quella notte di terrore e di sangue, un paese della Ciociaria tranquillo arroccato tra il Sorano e la Val di Comino, è ancora sotto choc. Due sere fa lo squillo delle sirene e il bagliore dei lampeggianti delle gazzelle dei carabinieri hanno aperto uno squarcio su quella che sembrava una sera come tante e che, invece, è cominciata male, e finita peggio. Rientrato nella sua villetta, a pochi passi dalla piazza e dal Comune, in centro paese, Sandro Fiorelli, il tabaccaio 59enne della zona, ha trovato 3 malviventi nel suo giardino. 

La paura e la tensione fanno il resto: l’uomo esplode due colpi. Uno in aria e il secondo, fatale, che colpisce e uccide uno dei quattro rapinatori in azione: Mirel Joaca Bine, un 34enne romeno. E adesso il tabaccaio è indagato non per omicidio, ma per eccesso colposo di legittima difesa. Il padre dell’uomo, ascoltato dal Messaggero, commenta: «Capisco mio figlio. Avrei sparato anch’io».

Un dramma che si è consumato in pochi istanti, con la situazione che precipita al culmine della disperazione: Sandro Fiorelli in passato era stato già derubato più volte. Un precedente che il padre del tabaccaio sottolinea, rompendo il silenzio di una comunità sconvolta. Una comunità che parla solo per esprimere solidarietà al commerciante e alla sua famiglia. «Lo capisco – prosegue il papà di Sandro dal quotidiano capitolino –. Già qualche tempo fa aveva subito un furto in tabaccheria. Anch’ io, al suo posto, trovandomi i ladri di fronte e per giunta armati avrei fatto lo stesso» ha spiegato l’uomo, pensionato, prima di entrare in casa, in quello che fino all’altra sera era considerato un paese tranquillo. E che oggi è al centro della cronaca per quel tentativo di rapina finito in tragedia: che vede un padre di famiglia, un commerciante, coinvolto in un’indagine e una vittima colpita a morte. Mentre i suoi complici si davano alla fuga, facendo perdere le loro tracce a bordo di un’auto di colore grigio.

«Tutta la nostra comunità è profondamente provata per questa grande tragedia che ha colpito due persone, una che non c’è più e l’altra. Siamo rimasti tutti scioccati, un trauma. Questo è un paese tranquillo. Ora è il momento del dolore, del silenzio e della riflessione. Non è quello delle strumentalizzazioni. Bisogna stare vicini alla comunità» ha spiegato a sua volta il sindaco di Santopadre al Messaggero, visibilmente scosso. E come lui, tutti i cittadini del posto sono solidali con il tabaccaio. «Siamo con Sandro – spiegano alcuni pensionati –. Ha dovuto rispondere per difendersi. Non è possibile rientrare a casa dopo una giornata di lavoro e trovare i ladri». «Anch’ io avrei agito allo stesso modo se mi fossi trovato al suo posto», aggiungono altri cittadini. Mentre una signora, che si fa interprete della paura delle donne anziane del paese aggiunge: «Sandro è una brava persona. Un pezzo di pane. E viene da una buona famiglia. È un grande lavoratore. Se ha sparato è perché non poteva evitarlo». Ieri la saracinesca della tabaccheria è rimasta abbassata. E il pensiero di molti è andato al ricordo della rapina che Sandro ha subito solo alcuni mesi fa…

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