By Francesca Galici
“In Italia c’è un clima pesante, preoccupante, che incide in modo intollerabile anche sulla vita personale”, ha dichiarato il ministro Guido Crosetto in un’intervista rilasciata a La Stampa. Quella del ministro è un’analisi molto precisa, che riguarda anche la magistratura: “Il mio viene visto forzatamente come un attacco alla magistratura, ma è solo il tentativo di costruire regole comuni e condivise. Capisco che faccia comodo considerarlo un attacco per continuare a non affrontare i temi in modo serio”.
Anche per “un livello così basso nel rispetto dei ruoli istituzionali e di interessi nazionali”, Crosetto ha annunciato che, terminata la sua esperienza ministeriale, tornerà al suo lavoro e a vivere il suo privato. Per il ministro della difesa, nella magistratura “ci sono correnti e quindi è politicizzata, lo constato” ma, aggiunge, non è questo il pericolo, quanto “un potere che non ha più controlli, in cui anche un singolo pm, se arrabbiato con qualcuno, può distruggerlo. Su questo vorrei delle garanzie”. Nessun controllo politico ma quello che chiede il ministro sono regole certe.
E proprio in merito alla magistratura, aggiunge in riferimento all’attualità: “Quando scoppiò lo scandalo in Puglia, che coinvolgeva il Pd, dissi che lo schema è uguale da decenni: quando colpiscono qualcuno a sinistra, è perché devono aprirsi la porta per poter affondare il colpo ancora più forte dall’altra parte. Ci azzecco tutte le volte”. Ma sul caso Toti ha una critica da muovere anche a uno dei partiti di maggioranza: “Oggi ho visto le dichiarazioni di un ministro di Forza Italia che, di fatto, scarica Toti, dimenticando la storia del fondatore del suo partito e la persecuzione che subì. Queste cose non riesco a capirle e non le sopporto più”. A fronte di questa intervista, in cui il ministro si è speso senza nascondersi dietro frasi di circostanza, scrive nei social, “ho ricevuto moltissimi messaggi, privati”.
Il tenore di quei messaggi, prosegue il ministro, l’ha preoccupato, perché “acrosevevano un termine in comune: coraggio“. Quel che ha fatto riflettere Crosetto, spiega, è il fatto che “se una banale manifestazione di libero pensiero viene considerata coraggio da tutti, allora significa che non siamo una democrazia compiuta”. Il coraggio, prosegue il ministro, non è questo ma è “quello che ha portato le persone a schierarsi contro i regimi, non un ragionamento politico messo in campo da un Ministro”. Non è la prima volta che accade a Crosetto di ricevere questi messaggi e ne cita uno il ministro, inviato da un ex magistrato: “Guarda cosa hanno fatto alla famiglia di Renzi”.
Ma il ministro rifiuta di credere a questa ricostruzione e, dice, si rifiuta “di credere che ci siano gruppi di persone della magistratura che potrebbero raggiungere un livello così basso e, considerandomi un nemico da combattere solo perché esprimo idee ed invito a riflettere, provassero ad inventare qualcosa per farmi male“. E non usa a caso la parola “inventare” perché, sottolinea, “non mi sono presentato ad elezioni e quindi non ho nemmeno avuto bisogno di contributi regolari, perché ho guadagnato molto, da privato, sempre alla luce”.
E, se ci fosse questo tentativo, chiosa Crosetto, “il problema non sarebbe mio ma dell’Italia e della democrazia”. Ma le parole del ministro sono state, ancora una volta, strumentalizzate dal Pd: “L’incontinenza verbale del ministro della Difesa non ha più limiti e appare sempre più incompatibile con il delicato ruolo che ricopre. Le sue dichiarazioni hanno il suono dell’attacco a un potere dello Stato. Imbarazzante e inquietante”.
Queste le parole di Debora Serracchiani, che chiude: “Alla magistratura, il governo dovrebbe dimostrare leale collaborazione istituzionale. Per la Presidente del consiglio va tutto bene?”