Scuola nel caos Scontro tra Azzolina e le Regioni: non vuole chiudere, ma i contagi aumentano

La ministra Lucia Azzolina ora fa l’irriducibile, spalleggiata dal Pd. Sulla scuola non si torna indietro. Lezioni in presenza e tutti a scuola negli stessi orari. Meglio spiare cosa avviene nelle case degli italiani piuttosto che andare incontro alle richieste delle Regioni, in particolare portate avanti da Bonaccini e Zaia. Cosa chiedevano? Qualche ora di didattica a distanza per quelli dell’ultimo anno di superiori oppure orari scaglionati per alleggerire i trasporti pubblici. 

Già, perché il problema dei trasporti pubblici troppo affollati non è un’invenzione del momento ma uno dei temi che il Comitato tecnico scientifico ha messo sul tavolo come causa della ripresa dell’epidemia con numeri allarmanti. E ci si affolla sui mezzi pubblici per andare a scuola. Ma il governo non vuole sentire parlare di modifiche a orari e lezioni. Azzolina ha detto no – così riporta il Corriere – sostenendo che i contagi nelle scuole sono sotto controllo. 

E oggi il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia rincara la dose: “Gli studenti devono andare a scuola. Senza discussione”, ha detto a ‘Radio anch’io’. “Tra le tante proposte arrivate sul tavolo da alcune Regioni, c’era anche l’ipotesi in quelle aree in cui il trasporto pubblico è aggravato da una forte pressione, di provare a far spostare l’orario dell’inizio delle lezioni o, alternativamente, ipotizzare la didattica a distanza per qualche ora per i ragazzi più grandi, del quarto e quinto anno. Era solo una proposta, non c’è stata proprio discussione”.

E oggi il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia rincara la dose: “Gli studenti devono andare a scuola. Senza discussione”, ha detto a ‘Radio anch’io’. “Tra le tante proposte arrivate sul tavolo da alcune Regioni, c’era anche l’ipotesi in quelle aree in cui il trasporto pubblico è aggravato da una forte pressione, di provare a far spostare l’orario dell’inizio delle lezioni o, alternativamente, ipotizzare la didattica a distanza per qualche ora per i ragazzi più grandi, del quarto e quinto anno. Era solo una proposta, non c’è stata proprio discussione”.

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