Scivolone e testa al muro di Repubblica: associa il libro di Giorgia Meloni al caso Mara Cagol

Su Repubblica non si perde occasione per dire stupidaggini su Giorgia Meloni o per pubblicare paragoni offensivi come quello odierno: la leader di FdI accostata alla brigatista rossa Mara Cagol, morta in un conflitto a fuoco nel 1975.

Per giungere all’ardito accostamento c’è bisogno di una letterafirmata da una certa signora Gina Malfatti di Genova. la quale argomenta rivolgendosi a Francesco Merlo: mi paiono simili, afferma, i casi della libraia di Roma che non vuole vendere il libro di Giorgia Meloni e la protesta di FdI contro il libro della Provincia di Trento Trentatrè trentine che inserisce la figura di Mara Cagol tra le donne lì nate da ricordare. “Su Mara Cagol io la penso – prosegue la lettera a Repubblica – per quel che poco che conta il mio pensiero, come lei ha tante volte scritto. E cioè che la sua tormentata avventura umana appartiene alla storia criminale e alla storia della pietà italiane. Ho comprato una copia del libro autopromozionale di Giorgia Meloni. E ho chiesto il favore a un’amica trentina di procurarmi l’altro”.

Ora Francesco Merlo, nel rispondere, avrebbe potuto far notare che i due casi non si assomigliano per niente: da una parte c’è un’oscura libraia fanatica che invita al boicottaggio di un libro edito da Rizzoli e rivolto a un pubblico pagante. Dall’altra c’è una iniziativa istituzionale, con soldi pubblici, che compie una precisa scelta politica che mira a riabilitare una terrorista. Se la politica se ne interessa è normale e doveroso. Non è normale invece boicottare un libro solo perché consideri l’autrice un nemico politico.

Ma figuriamoci se Merlo risponde così a una lettera che forse si è pure scritto da solo. Infatti la lettera spunta proprio dopo che Nicola Porro aveva ironizzato sulla sinistra che promuove con soldi pubblici Mara Cagol e poi pretende di boicottare il libro della Meloni. Una vecchia ruggine quella tra Merlo e la leader di FdI. Infatti un suo articolo pieno di livore fu oggetto due anni fa di querela. In quell’articolo, ricordiamo, definiva la Meloni “reginetta di Coattonia” giusto per far comprendere quanto il giornalista sia scevro da pregiudizi… “È vero – esordisce Merlo – i due casi si somigliano. Ho letto il poverissimo romanzo di formazione di Giorgia Meloni spacciato per la biografia del secolo. Non ho invece letto il capitolo su Mara Cagol e mi limito a notare che, in una raccolta intitolata I siciliani , non mancherebbe il bandito Giuliano”.

Prosegue poi rammaricandosi della “brutta sinistra” che censura libri per tornare all’attacco di FdI. “Di Fratelli d’Italia non mi stupisco. Sono gli eredi di una destra che da sempre dà la caccia ai libri, anche “schedandoli” in piazza“. Cosa se ne ricava? Che Mara Cagol è personaggio quasi mitologico della storia del Trentino e che bene ha fatto la Provincia di Trento a inserirla tra le biografie delle donne eccellenti. Che il libro della Meloni è “poverissimo”. Che Fratelli d’Italia non può permettersi di gridare alla censura ma lo può fare solo la sinistra “buona”, mentre quella “cattiva” è minoritaria. In pratica la lezione è questa: fare finta di difendere la libera vendita di un libro di Giorgia Meloni per mirare alla difesa che più sta a cuore, quella del libro che parla di Mara Cagol.

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