Sciagura Cinquestelle, la sottomissione al PD è totale. Lo sfogo di Giulia Grillo: “Qualcuno chiarisca”

La guerra interna al M5S continua senza sosta. Troppe le contraddizioni, troppi i tentennamenti. E soprattutto un pericoloso appiattirsi sulle tesi del Pd.

A tenere banco è la questione leadership, con il capo politico Vito Crimi finito nel mirino di molti malpancisti che invocano un leader “forte”. Per Giulia Grillo, parlamentare ed ex ministro della Salute,  non ha senso ora parlarne ora. Non so da dove questa leadership possa uscire. Il M5S – dice intervistata dall’Adnkronos – in questo momento storico vive una crisi identitaria.

Alcuni punti del suo programma sono stati realizzati, altri non ancora realizzati. Altri sono del tutto cambiati. Va ristrutturata la linea politica».

«Ad esempio, sull’immigrazione, qual è la nostra linea? Siamo passati dai decreti sicurezza votati con gli applausi all’accoglienza indiscriminata. E sulle opere pubbliche? Se non si discute di questo, che senso ha parlare di leader? Nel M5S c’è confusione sui temi identitari. Il capo politico si può pure cambiare ma va rifondata la linea e il nostro sistema organizzativo. Questo andava fatto da gennaio 2019 ma il tempo è stato dilapidato».

Si parla di un organo collegiale ma nel frattempo, nell’ultimo anno, sono arrivati i “facilitatori” tematici. «E dove sono questi facilitatori? Nell’aria? Hanno modificato l’organizzazione politica sulla base di regole non scritte. Non mi sembra serio», attacca Giulia Grillo. «Crimi può fare quello che può ma è in una situazione strana. È reggente in quanto membro più anziano del Comitato di garanzia. Secondo lo statuto, bisognava eleggere il nuovo capo politico entro 30 giorni dalle dimissioni di Di Maio. Sono passati quasi 7 mesi. Credo che Vito stia provando a far andare le cose bene. Ma», osserva, «doveva essere un reggente pro tempore»

Al centro dei malumori nel M5S c’è anche Davide Casaleggio e la gestione della piattaforma Rousseau, considerata sempre di più un corpo estraneo dai parlamentari. «Certamente ci sono cose che vanno riviste, per esempio il metodo con cui vengono scelti i parlamentari per fare delle attività. O diciamo che Rousseau è totalmente autonomo, oppure, se è uno strumento, va regolamentato. Ma io la guerra a Casaleggio – a differenza di altri – non la faccio. La trovo una cosa molto ipocrita e scorretta».

Il direttivo ha fallito nella trattativa con le altre forze politiche per l’elezione dei nuovi presidenti di Commissione? «Quello che io non condivido è l’avere spostato di imperio dei parlamentari, questo lo giudico fallimentare», dichiara Giulia Grillo. «Oggettivamente, essendo cambiata la maggioranza, qualche presidenza dovevamo cederla. Ma io avrei cercato di tenere qualche presidenza economica in più».

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