Scarcerata la Sindaca di Fdi, era solo fango. Ma la sinistra rimane muta

Non vogliamo parlare di “giustizia a orologeria”? E allora non facciamolo. Limitiamoci solo a contestualizzare: Terracina veniva terremotata proprio nei giorni in cui il governo Draghi veniva picconato dai “no” grillini. Arresti a tutto spiano, 600 pagine di ordinanza, una sfilza di capi di accusa, mezza Giunta indagata, manette a polsi, dimissioni e Comune commissariato. Era il 19 luglio e l’inchiesta “Free Beach” (accostata da alcuni addirittura a Mafia Capitale) travolgeva oltre che il sindaco Roberta Tintariarrestata per corruzione, ben cinquanta persone. Tra queste anche un assessore, il vice sindaco e l’eurodeputato Nicola Procaccini. Certa stampa (progressista e mai garantista) aveva cavalcato la notizia. E così, mentre l’ex Bce rassegnava le dimissioni, fioccavano articoli su articoli sul “metodo Terracina”.

Tanto famelico interesse era forse dettato dal fatto che la Procura di Latina se la stava prendendo con politici di Fratelli d’Italia proprio mentre la Meloni godeva di sondaggi sempre più favorevoli? Difficile dire il contrario. Ma lasciamo pure perdere certe concidenzi temporali. Accantoniamole, almeno per una volta, e faciamo finta che in passato le inchieste non siano state usate per pilotare l’opinione pubblica in aperta campagna elettorale. Limitiamoci a chiedierci che fine hanno fatto tutti quelli che si erano avventati sull’inchiesta giudiziaria di Terracina per colpire Fratelli d’Italia e la Meloni. Sono spariti. Evaporati al sole in questo caldo agostano. Quando ieri i giudici del Riesame hanno rimesso in libertà Tintari, facendo cadere “ben quattro dei cinque capi di imputazione contestati per l’arresto”, dovevano aver tutti quanti lo sguardo puntato da un’altra parte perché della notizia non c’è traccia (se non in miseri trafiletti). “Non c’è alcun reato. Era solo un ‘evento’ pre elettorale”, commenta su Twitter Guido Crosetto con amarezza.

Procaccini lo aveva detto: “La verità fuori”. Lo aveva detto qualche giorno dopo gli arresti spiccati dalla Procura di Latina. “La verità verrà fuori, non ho dubbi… intanto siamo finiti su tutti i giornali con accuse e illazioni”. Nelle ultime tre settimane abbiamo, infatti, assistito alla solito circo mediatico: la gognasui giornali, i maldestri tentativi di screditare il partito per arrivare alla Meloni, gli insulti sui social. Nel frattempo la Tintari aveva deciso di dimettersi e il Comune di Terracina veniva affidato a un commissario prefettizio. Ora che il Riesame ha ritrattato, per l’ex sindaco resta l’obbligo di firma due volte alla settimana. I giudici hanno, infatti, confermato un solo capo di imputazione che riguarda una delibera comunale. La Tintari valuterà coi suoi avvocati “se ricorrere anche contro questa residua limitazione imposta alla mia libertà”. Questo, però, non le ridarà la fascia tricolore e il fango che le è stato gettato addosso non verrà mai lavato. Nessuno di quelli che l’hanno duramente attaccata ha infatti ritrattato ammettendo di aver esagerato. E, molto probabilmente, non lo farà mai.

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