Scandalo procure, assurdo: lo Stato chiede i danni d’immagine a Sallusti per il libro con Palamara (un milione di euro)

Incredibile ma vero, l’Avvocatura generale dello Stato ha chiesto un milione di risarcimento per i “danni d’immagine” che il libro Il Sistema avrebbe procurato alla magistratura e al paese. Lo ha annunciato oggi il direttore di Libero Alessandro Sallusti, nell’editoriale pubblicato sul quotidiano. “Gli avvocati dello Stato stanno mettendo in discussione in un colpo solo la libertà di espressione, quella di informazione e quella di stampa“, denuncia il giornalista. Lo Stato, invece di mettere mano al sistema marcio delle nomine dei giudici, delle correnti politiche, dei processi pilotati verso procure più o meno affidabili, decide di chiedere i danni a chi quel sistema lo ha denunciato in un libro di grande successo, “Il sistema“, appunto, scritto a quattro mani con Luca Palamara.

“Non so se il presidente Mario Draghi – pur con una sua autonomia l’Avvocatura dipende da Palazzo Chigi- sia stato consultato e abbia dato il suo assenso a una simile iniziativa senza precedenti in Italia (nessuno fino ad ora aveva messo sotto accusa un libro)”Il libro Il Sistema infatti è la ricostruzione meticolosa e documentata di che cosa è avvenuto dentro la magistratura dal 2008 ai giorni nostri e di come questa “cosa” si sia incrociata con il mondo della politica e dell’informazione interferendo sul libero corso della democrazia. Il libro in questione è in libreria da sette mesi, da sette mesi è in testa alle classifiche di vendita – prosegue Sallusti – i suoi contenuti sono stati sviscerati in numerose trasmissioni televisive, animano molti dibattiti dell’estate italiana e lo Stato, sotto la guida di un liberale come Mario Draghi sostenuto da partiti altrettanto liberali a partire da Forza Italia, che fa? Chiede i danni, non ai magistrati come avrebbe avuto senso fare alla luce del discredito che hanno causato all’Italia, ma agli autori del libro, cioè a chi attraverso un lavoro serio e certificato ha permesso agli italiani di conoscere i misteri (e le nefandezze) del sistema giudiziario italiano”.

Secondo Sallusti, la richiesta di danni da parte dello Stato è la reazione peggiore e automatica degli apparati. “Tutto ciò dimostra come il libro Il Sistema abbia colto nel segno e quanto il sistema sia ben più ampio e ancora oggi radicato di quanto svelato da Palamara. Questo è un tentativo di estorsione dello Stato nei miei confronti e di Palamara: colpirne due per educarne cento e scongiurare altre confessioni imbarazzanti. A me l’Avvocatura dello Stato non fa alcuna paura, neppure quando come in questo caso punta la pistola alla tempia di cittadini inermi in combutta con i magistrati colpiti e affondati da un ex, Palamara, sul quale pensavano di scaricare tutte le colpe e farla così franca. Cari avvocatucoli – conclude Sallusti – per questa storia vale la famosa battuta rivolta da Humphrey Bogart – giornalista nel film L’ultima minaccia – al potente di turno che tentava di fermare una notizia scomoda: ‘Senta il rumore delle rotative che girano. È la stampa, bellezza, e voi non potete farci più nulla’”.

“E’ una cosa talmente assurda che dubito sia vera: ho un po’ di riserve, dovrei leggere l’atto, perché mi sembra una cosa fuori da ogni logica. L’idea che l’Avvocatura, quindi che lo Stato chieda a Palamara un risarcimento non per ciò che ha fatto insieme a tutta la magistratura associata per dieci anni, ma per ciò che ha raccontato di aver fatto è una cosa incredibile”. Il presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane, Gian Domenico Caiazza,è incredulo nel commentare all’Adnkronos la notizia – riportata dal direttore di Libero Alessandro Sallusti – che l’Avvocatura generale dello Stato abbia chiesto un milione di risarcimento per i “danni d’immagine” che il libro ‘Il Sistema’ avrebbe procurato alla magistratura e al Paese.

L’ex magistrato Luca Palamara, anche per i fatti raccontati nel libro, è imputato a Perugia. “L’Avvocatura può lamentarsi solo se ha scritto delle falsità”, ma il racconto “è quasi tutto fondato su whatsapp che sono stati acquisiti in un processo penale”. Per Caiazza “l’Avvocatura dovrebbe lamentarsi di come ha funzionato la magistratura in questi ultimi 30 anni. Il danno d’immagine lo avrà portato la magistratura nell’aver agito in quel modo, non certo Palamara nel raccontarlo”.

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