Sbarchi a go go. Lamorgese non pervenuta: per lei va tutto bene, si “Madama la Marchesa”

Sono quasi mille i migranti trasportati sulle coste italiane dalle navi delle Ong in una settimana, quella dal 21 al 28 giugno. Altri 206 in queste ore si trovano a bordo della Ocean Viking in attesa di un porto sicuro. Se si aggiungono gli sbarchi autonomi (sono decine i migranti che in questi giorni approdano sui lidi calabresi) e quelli “fantasma” di chi fa perdere le proprie tracce dopo l’arrivo a bordo di piccole imbarcazioni, i numeri sfiorano i livelli emergenziali. Si parla di oltre 2mila ingressi in totale dallo scorso 21 giugno. Ma il Viminale, nonostante il numero complessivo degli arrivi abbia raggiunto quasi quota 27mila dall’inizio dell’anno, non fa una piega.

“La risposta all’immigrazione irregolare non può prescindere da una concertata azione europea”, ha spiegato giovedì pomeriggio in Senato la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, incalzata dal senatore di Fratelli d’Italia, Alberto Balboni, che assieme alla collega di Forza Italia, Roberta Toffanin e al leghista Toni Iwobi, ha chiesto spiegazioni sugli sbarchi senza freni degli ultimi giorni. Dal Viminale puntano sulla solidarietà europea e sugli accordi presi lo scorso 10 giugno durante il Consiglio giustizia e affari interni dell’Unione europea che si è svolto a Lussemburgo. “È stato approvato – ha ricordato Lamorgese – un pacchetto attuativo della prima fase dell’approccio graduale in materia di immigrazione e asilo” che comprende un “meccanismo di solidarietà per aiutare gli Stati membri di primo ingresso e due regolamenti per rafforzare la protezione delle frontiere esterne dell’Unione europea” a cui hanno aderito 18 Stati membri e tre associati.

L’intesa, ribadisce il ministro dell’Interno, rappresenta “un avanzamento concreto di rilevanza strategica verso una politica europea di gestione condivisa dei flussi migratori equilibrata ed ispirata ai principi di solidarietà e responsabilità” e “favorisce principalmente gli Stati membri che devono affrontare gli sbarchi a seguito di operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo”, tra cui, appunto, l’Italia, con “l’assicurazione di offerte di quote adeguate di ricollocazione” per cui sono già state “avviate le piattaforme operative per la più rapida attuazione della relocation”. A proposito dello stesso accordo, però, i più scettici hanno già fatto il paragone conil precedente di Malta, che non portò molto lontano sul piano dei ricollocamenti.

Se è vero che è stata introdotta una sorta di “multa” per chi non vuole i migranti sul proprio territorio, è vero anche che non c’è nessun obbligo ad accogliere verso i Paesi rivieraschi. Insomma, il meccanismo si mantiene sempre su base volontaria. E la fregatura, quindi, rischia di essere dietro l’angolo. Senza contare la recente bocciaturadella Corte dei Conti sui rimpatri volontari, che da anni sono fermi al palo in Italia, a differenza degli altri Paesi europei. Tra Lamorgese e Balboni è scontro anche sui numeri. “Nel cruscotto del Ministero dell’interno vengono indicati tutti gli sbarchi, anche quelli autonomi, quindi non ce ne sono altri rispetto a quelli indicati”, precisa Lamorgese replicando al senatore di Fratelli d’Italia. Ma lui ribatte: “Mi meraviglia che lei riesca a tener conto anche degli sbarchi fantasma perché se sono tali, nessuno può sapere quanti sono, quando avvengono e in che misura, complimenti”.

“Per quanto riguarda la teoria della ricollocazione non si può pretendere di ricollocare migranti che arrivano sulle nostre coste senza essere veri rifugiati. Lei sa meglio di me che chi veramente fugge dalla guerra, dalla persecuzione, chi veramente ha diritto allo status di rifugiato è al massimo il 10 per cento di chi arriva”, protesta ancora il senatore. “L’altro 90 per cento – aggiunge – sono rifugiati economici, come dimostra anche la composizione anagrafica; sono in stragrande maggioranza uomini giovani e in forze, diversamente dall’Ucraina dove il 90 per cento sono donne e bambini che scappano davvero dalla guerra“.

“La soluzione – conclude – non è aiutare gli sbarchi, non sono le Ong che fanno da taxi del mare per gli scafisti per il traffico di esseri umani, ma è bloccare le partenze: meno partenze significa anche meno morti”. A chiedere al ministro quali provvedimenti intenda mettere in campo “a fronte di ulteriori sbarchi dall’Africa di stranieri senza titolo”, è anche la senatrice azzurra Toffanin. La parlamentare di Forza Italia ha sottolineato le difficoltà a cui il Paese potrebbe andare incontro nell’integrazione di un flusso di migranti che minaccia di essere sempre maggiore “in previsione della paventata povertà alimentare” e alla luce della sfida per l’inclusione di 141mila profughi ucraini.

“Non ci sembra che vengano poste nella giusta attenzione le varie dinamiche da fronteggiare: dall’integrazione delle seconde generazioni, agli arrivi in massa di profughi Ucraini che fuggono dalla guerra, alla presenza sempre più numerosa di clandestini, agli arrivi previsti dall’Africa dovuti alla crisi alimentare. Purtroppo non siamo a conoscenza di nessun progetto da parte del Ministero – ha rimarcato – e oltretutto non ci è stato fornito il dato circa le risorse stanziate dal governo per fronteggiare queste problematiche così complesse e dagli effetti imprevedibili”.

“Non porre alcun freno agli sbarchi e non attuare serie politiche di contenimento dei flussi migratori eccezionali porta a un sovraccarico del sistema di accoglienza che alimenta la mala gestione dei migranti sul territorio italiano e il conseguente abbandono sul territorio di migliaia di migranti per lo più in situazione di irregolarità”, incalza anche il leghista Iwobi, che ha chiesto alla Lamorgese di riferire sulla morte di un cittadino africano presso la baraccopoli Torre Antonacci a Rignano Garganico, in Provincia di Foggia.

Pubblicato da edizioni24

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