Sarà un’estate da caldo record: cosa succede con El Niño

Gli esperti meteorologi lo avevano annunciato alcune settimane fa, il fenomeno della Niña si è concluso e sta per essere sostituito dal “fratello” El Niño che causa un riscaldamento delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico, in pratica l’opposto di quanto è accaduto negli ultimi tre anni. Quanto accade dall’altra parte del mondo, però, ha notevoli implicazioni per il clima di tutto il pianeta, Italia compresa, visto che le proiezioni non lasciano ben sperare: la prossima estate potremo avere caldo record sul Mediterraneo con valori anche superiori a quelli registrati la scorsa estate, un incubo per milioni di italiani.

In un comunicato stampa, la Wmo (Organizzazione Meteorologica Mondiale) ha annunciato che El Niño ha il 60% che possa ripresentarsi da maggio a luglio, il 70% tra giugno e agosto e l’80% tra luglio e settembre. “Lo sviluppo di El Nino porterà molto probabilmente a un nuovo picco nel riscaldamento globale e aumenterà la possibilità di battere i record di temperatura”, ha dichiarato Petteri Taalas, a capo dell’Organizzazione meteorologica dell’Onu. Gran parte del globo è reduce dagli ultimi otto anni più caldi mai registrati nonostante la presenza, dal 2020 all’inizio di quest’anno della Niña che ha provocato un raffreddamento delle acque del Pacifico “e questo ha agito da freno temporaneo all’aumento della temperatura globale. Lo sviluppo di un El Niño molto probabilmente porterà a un nuovo aumento del riscaldamento globale e aumenterà la possibilità di battere i record di temperatura “, ha sottolineato il segretario generale.

Questo fenomeno provoca piogge abbondanti in alcune aree degli Stati Uniti (zona meridionale), in Sudamerica così come nel Corno d’Africa e nell’Asia centrale; viceversa, è sinomino di prolungata siccità in Indonesia e in Australia. Quando è molto pronunciato si verificano più uragani nell’Oceano Pacifico rispetto all’Atlantico. Gli esperti spiegano che El Niño porta con sé un minor rimescolamento delle acque superficiali con quelle più profonde: di conseguenza, ecco gli aumenti di alcuni gradi di temperatura di migliaia e migliaia di chilometri di mare nel Pacifico con le conseguenze appena menzionate sul cambiamento di direzione dei venti e la diversa distribuzione delle precipitazioni.

Non è un caso, infatti, che il 2016 è stato l’anno più caldo a livello mondiale coinciso con uno dei fenomeni di El Niño più forti degli ultimi anni. “Il mondo dovrebbe prepararsi allo sviluppo del Niño – sottolinea Petteri Taalas – Potrebbe portare sollievo dalla siccità nel Corno d’Africa, ma potrebbe anche scatenare più eventi meteorologici estremi“. Come abbiamo visto sulla nostra pelle e come spiegano gli esperti meteo, il Mediterraneo è uno dei luoghi più suscettibili ai cambiamenti climatici: a fine aprile sono stati toccati per la prima volta 40°C in Spagna, fino a ieri l’Italia ha sperimentato 30°C ma non sono gli ultimi giorni a far gridare ai cambiamenti climatici ma ormai da alcuni anni, ad esempio, la presenza quasi costante dell’anticiclone africano (anche nelle altre stagioni) è un sinonimo che qualcosa è cambiato rispetto, ad esempio, agli anni Novanta quando questa figura di alta pressione faceva soltanto brevi e fugaci apparizioni perché le nostre estati erano regolate dall’anticiclone delle Azzorre, figura ormai quasi “scomparsa”.

Di conseguenza, nonostante il maltempo e il calo termico previsto nei prossimi giorni per giugno, luglio, agosto e settembre sono previste temperature superiori alle medie anche di 2-3 gradi sulla nostra penisola e la possibilità di nuovi picchi di caldo record come nell’estate 2022.

Se, come visto prima, gli esperti mondiali pensano che all’80% El Niño sarà presente alla fine dell’estate e che i cicli durano anche uno o due anni, dobbiamo metterci nell’ottica che la figura del Pacifico possa accompagnarci per i prossimi mesi e fino alla fine dell’anno (almeno). Le conseguenze sono quelle descritte ma sono anche modulabili in base alla forza del fenomeno: un Niño non troppo strong, ad esempio, e su livelli quasi neutrali non porterebbe alle conseguenze prospettate ed è quello che tutti ci auguriamo.

Pubblicato da edizioni24

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