Saman, bloccata, uccisa con una corda e gettata nel fiume. Daniele: “Di quale integrazione parla il Pd?”

By Gaetano Daniele

Quando gli italiani inizieranno realmente ad aprire gli occhi, sarà troppo tardi. Perché l’integrazione è solo utopia. La storia di Saman, come tante altre ne è la dimostrazione. Un orrore senza fine. I cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, l’avrebbero immobilizzata e tenuta ferma, in modo da consentire allo zio Danish Hasnain di strangolarla con una corda. Poi, dopo averla uccisa, gli assassini avrebbero infilato il corpo in un sacco. Lo avrebbero caricato su una bici. E poi, dopo averlo fatto a pezzi, lo se ne sarebbero disfatti gettandolo nel fiume Po…Se l’integrazione concepita dal Pd è questa, ne prendo categorico distanze.

È questa la ricostruzioni che uno dei carnefici fa a un compagno di cella – racconto che poi il detenuto riferirà alla polizia penitenziaria – e che colpisce allo stomaco, nonostante sia passato oltre un anno dal terribile caso di cronaca. E malgrado indagini, approfondimenti televisivi e reportage sull’inchiesta giudiziaria, abbiano sviscerato e mostrato di tutto e di più sulla vicenda. Ripercorrendo, tra aggiornamenti e quella che sembra una sceneggiatura presa da un film di Queintin Tarantino… Ma che invece, purtroppo, è proprio l’agghiacciante descrizione di quanto verosimilmente accaduto alla giovane pakistana.

Tradita e sacrificata brutalmente dai suoi familiari sull’altare di convinzioni arcaiche e di un ossequio alla propria tradizione culturale e sociale che Saman ha avuto il coraggio di mettere in discussione fino alle estreme conseguenze. Rifiutando quel matrimonio combinato con un cugino in Pakistan, in nome di un amore intenso stroncato sul nascere.

Quelle dichiarazioni sono ora al vaglio dei carabinieri al lavoro sul caso. Parole e riferimenti all’interno dei quali il Messaggero, tra gli altri, menziona anche la presenza di un uomo di cui si ignora l’identità sulla scena del crimine. Una figura che avrebbe aiutato la famiglia a finire Saman e a disfarsi del corpo ormai privo di vita. Un racconto, quello di Ijaz – arrestato su un autobus in Francia il 31 maggio 2021 – il primo ad essere catturato, che descrive nel dettaglio l’assassinio della ragazza. A cui i killer avrebbero bloccato mani e piedi, mentre la madre piangeva.. Cosa che avrebbe indotto il marito ad allontanarla.

“La sera del 30 aprile – riferisce il quotidiano capitolino – Shabbar avrebbe chiesto alla moglie di fare una camminata con Saman nelle vicinanze della loro casa di Novellara. Lui le avrebbe seguite da vicino e una volta superate le serre – non è chiaro quali visto che nella zona ce ne sono diverse – le due sarebbero state raggiunte dallo zio Danish, dallo stesso Ijaz e dall’altro cugino Nomanhulaq”.

Una ricostruzione, quella del cugino della vittima, che Ijaz avrebbe reso in due diverse occasioni nell’ottobre scorso, e che tra elementi non veritieri e depistanti e racconti più realistici, che gli inquirenti ritengono attendibili, conferma soprattutto una tragica verità: l’omicidio di Saman l’hanno organizzato dai genitori. In particolare dal padre della 18enne, che non riusciva più a gestire la figlia che ha messo nelle mani di chi l’ha strangolata e uccisa, liberandosi poi del corpo – trasportato in bicicletta – nel fiume Po. In acque scure che, a tutt’oggi, custodiscono in profondità il mistero di resti introvabili.

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