By Fabio Rubini
A leggere i giornali di sinistra che hanno dato notizia dell’accoltellamento del capotreno a Genova emergono due questioni. La prima è che dalle titolazioni è completamente sparito il fatto che l’aggressore fosse di nazionalità egiziana. Dal Corriere a Repubblica (dorso genovese compreso), passando per Stampa, Domani e financo Secolo XIX, si parla di un generico aggressore che viene arrestato. La seconda è che se gli immigrati – regolari o irregolari che siano – salgono sui treni senza pagare il biglietto e aggrediscono il personale di Trenitalia, la colpa è del “governo delle destre”. Avanti di questo passo – ci siamo detti a un certo punto della rassegna stampa – andrà a finire che l’accoltellamento del capotreno sarà colpa di Matteo Salvini. Non abbiamo dovuto aspettare molto. A puntare il dito contro il ministro dei Trasporti ci ha pensato il Pd: «Sul ferimento del capotreno Salvini fa propaganda. Piuttosto faccia qualcosa per aumentare la sicurezza sui treni».
La risposta è arrivata direttamente dal vicepremier che, ribadendo la «solidarietà alle donne e agli uomini che chiedono più sicurezza sui treni e nelle stazioni», ha anche svelato i numeri delle aggressioni al personale del trasporto pubblico locale che «grazie ai maggiori controlli che siamo impegnati a garantire, nei primi dieci mesi del 2024 le aggressioni sono in calo del 19%. Sono ancora troppe- ha ribadito Salvini -, ma è fondamentale un impegno chiaro di tutta la politica, anche considerando che gli episodi di violenza sono troppo spesso provocati da stranieri. In questo senso è preoccupante chiude il leader della Lega- rilevare che l’accoltellatore del capotreno è un egiziano che, secondo qualche giudice, non potrebbe essere espulso perché l’Egitto non sarebbe un Paese sicuro». Infine Salvini rivela che «alcune aziende mi hanno proposto dei braccialetti per i conducenti e gli autisti del Tpl che in caso di aggressione possano contattare direttamente la stazione di polizia, piuttosto che il taser a bordo per chi fa sicurezza sui treni. Noi – chiosa il ministro – siamo disponibili a qualsiasi intervento che porti più sicurezza per i viaggiatori e per i lavoratori».
La bagarre politica scatenata dall’episodio anche ieri non ha risparmiato botta e risposta piuttosto ruvidi. In una nota la Lega ligure ha attaccato la sinistra di non aver pronunciato «nemmeno una parola contro gli aggressori. Il sottile tentativo della sinistra di dare la colpa al ministro Salvini è vergognoso». Lo scontro più forte si è verificato alla Camera. Il Leghista Rossano Sasso, senza tanti preamboli, ha spiegato che «sono decine di migliaia i migranti che delinquono nel nostro territorio, fatti entrare in Italia dalle politiche immigrazioniste di Pd e Cinquestelle». Secca la replica dell’opposizione: «Con questo intervento si è sdoganato il razzismo. Sasso porti le prove di quello che dice o valuteremo azioni legali». Chiusa la pagina politica torniamo alla cronaca. Rosario Ventura, il capotreno ferito, è stato dimesso dall’ospedale con 14 giorni di prognosi, ma sta bene. Parlando al Corriere.it ammette che «la paura è rimasta».
E sulla sua salute spiega: «Sto bene. Il braccio colpito non riesco ad alzarlo e ora fa male ma è normale sentire dolore, adesso. Per fortuna non mi ha preso i tendini. Mi ha dato una pugnalata dietro e lì sono sette punti alla scapola, più nell’avambraccio quattro buchi, e ci sono voluti altri undici punti». Ventura però assicura che «appena guarito tornerò a fare il mio lavoro». Nel pomeriggio era stata la moglie, Daniela Ventura a sfogarsi sui social: ««Non avrei mai pensato fino a qualche anno fa, che essere la moglie di un capotreno fosse così a tratti pieno di palpitazioni, da un po’ non mi sento tranquilla quando lo vedo uscire di casa e, , cerco di non trasmettergli troppo questa mia ansia, ma vederlo tornare alla sera soprattutto mi da estrema pace». E ancora: «Un lavoro bello il suo, economicamente sicuro, ma violato e deturpato dal non rispetto per chi porta una divisa. Vedere quella foto di lui a terra, è stato devastante per me e i miei bambini. Deve finire tutto ciò. Non so come, ma vorrei aspettare mio marito rientrare a casa senza più batticuore». Ultima annotazione sullo sciopero di otto ore convocato in fretta e furia subito dopo l’aggressione di Genova: è stato un flop. Secondo i dati di Ferrovie italiane ha aderito appena l’11,35% dei lavoratori. Sulle linee un po’ dovunque si sono comunque registrati ritardi e disagi.