Salvini a processo fa tremare la sinistra: ha paura delle inchieste in corso e di una voragine interna

È un silenzio più che eloquente quello che da sabato scorso – giorno del rinvio a giudizio di Matteo Salvini per i fatti della Open Arms – serra le mascelle degli esponenti di PdLeu e M5S. Lasciamo stare quello dei grillini, spiegabile con il loro inqualificabile voltafaccia, a meno che si voglia diversamente aggettivare la decisione di mandare allo sbaraglio un ex-alleatocon cui fino al giorno prima hanno condiviso tutto, incluse le decisioni incriminate. Sono queste scelte a misurare la moralità della politica, non le menate su rimborsi, scontrini e restituzioni. Comunque sia, i grillini non fanno testo. Ma Pd e Leu sì.

Perché tacciono invece di ballare sulla disavventura giudiziaria di Salvini? Certo, c’è l’imbarazzo imposto dai limiti di buon vicinato. La Lega è un partito socio della maggioranza che sostiene Draghi. Ma è una circostanza che spiega poco e convince ancora meno. Tanto più che solo un paio di giorni prima della decisione del gup di PalermoEnrico Letta si era fatto immortalare con addosso la felpa di Open Arms in compagnia del fondatore della Ongspagnola. Come a dire: caro Salvini, è qui che ti aspettiamo. E lì, cioè al processo, Salvini è puntualmente arrivato. Ma Pd e Leu, invece di stappare champagne, se ne sono rimasti mogi mogi come se fosse stato uno dei loro a beccarsi il rinvio a giudizio per sequestro di persona.

E qui, proprio qui, troviamo la chiave per aprire il loro inspiegabile silenzio. Già, perché per quanto Palamara abbia certificato che parte delle nostre toghesiano effettivamente rosse, qualche dardo acuminato anche a sinistra può sempre arrivare. Ci sono indagini, come quella in corso a Bergamo mancato aggiornamento del piano pandemico, che hanno già preso la direzione del ministero della Salute. A cui i vertici figura Speranza. O quella che ha investito Il Commissariato per l’emergenza sanitaria, gestione Arcuri, per l’acquisto di mascherine inservibili e ventilatori malfunzionanti made in China. Insomma, carne sul fuoco ce n’è abbastanza anche dalle parti di Letta e di Bersani. E anche lì fa 90 la paura di restarne scottati. Peggio persino di Salvini, alla sbarra per i migranti e non certo per gli appalti.

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