Rula Jebreal, sulla libertà di stampa predica bene e razzola male: bandisce l’inviata di La7 da un evento: non entri

Rula Jebreal, la pasionaria della libertà d’informazione si è prontamente trasformata in severo censore. In una sorta di Torquemada dei cronisti eretici, pronta a puntare il dito contro giornalisti non graditi che, in barba al diritto di cronaca, ha bandito impedendo loro di accedere a un evento a cui erano invitati operatori della stampa e della tv. Dopo aver attaccato senza esclusione di colpi i talk di casa nostra. Dopo aver inneggiato a colpi di tweet e di interviste alla libertà d’informazione, evocata contro lo spettro della propaganda. Con il mirino centrato specialmente suLa7 e Non è l’Arenaree a suoi occhi di aver ospitato la replica di Michele Santoro e i commenti di Sandra Amurri – che la giornalista “international” accusa di essere alacremente filo-putiniani, “propagandisti”. Insomma, non paga della bufera scatenata contro la La7 e si suoi ospiti e opinionisti, Rula Jebreal ha subito provveduto a rincarare la dose appena possibile. Stavolta con la strategia opposta però: rifiutandosi di parlare. E impedendo ai giornalisti che volevano consultarla, di accedere a un evento aperto a molti. Ma non a tutti.

Sì, perché la bella Rula continua a reiterare l’accusa e a portare avanti la sua personale crociata contro La7. Di cui, appena qualche giorno fa, in una chiacchierata con Il Foglio ha detto: «Sono partita dall’Italia che La7 era casa mia, ora è irriconoscibile. Raccontavamo quello che accadeva, ora invece vedo in generale sulle televisioni italiane un’operazione pericolosissima di revisionismo storico e di manipolazione che mette a confronto sullo stesso piano la realtà e la propaganda». E ancora: «Si dà spazio a propagandisti russi che sono in guerra contro la verità… È triste vedere opinionisti progressisti che cadono in quella trappola, accecati dalle posizioni contro l’America. Che va criticata e condannata quando commette errori e crimini. Ma non sempre e a prescindere».

Una musa della libertà d’informazione la Jebreal. Una vestale della verità e un alfiere elegante del dibattito democratico che poi però, guarda caso, si sottrae al confronto proprio con i giornalisti de La7, a cui potrebbe replicare e dire la sua. Già perché Ruyla Jebreal, cercata e contattata dall’inviata di Giletti per Non l’Arena a Sestri Levante, dove la giornalista di origini palestinesi si trovava per partecipare a un convegno sul festival del cinema, non solo si è negata alle telecamere. Ma ha imposto il diktat bulgaro sui cronisti della rete nemica. E a tutti – ufficio stampa personale. Quello dell’evento. E addirittura al direttore dell’albergo che ospitava l’appuntamento cinematografico – ha imposto di non far accedere la troupe de La7 nelle sale del convegno.

Una situazione paradossale, che ha visto persino i giornalisti de La7 quasi sul punto di farsi cacciare dall’albergo che li ospitava per la trasferta solo perché – ironia della sorte – era lo stesso dove risiedeva in quei giorni la Jebreal. Rebecca Pecori, inviata del talk condotto da Giletti, ha tentato di intervistare la vulcanica Rula, ma senza successo. Anzi di più: la cortina di ferro eretta intorno alla giornalista ha impedito che intervistatore e intervistata arrivano a distanza ravvicinata. L’ufficio stampa del Riviera International Film Festival, al telefono, ha detto chiaramente quali erano le istruzioni: Rula non vuole fare l’intervista per Non è l’Arena. Io ho questo tipo di indicazione quindi non posso fare nulla. È un diktatmi hanno detto di no. Categorico». La giornalista bandita dagli eventi allora ha commentato: «Mi sembra assurdo il comportamento di una cronista che parla di libertà di stampa e poi censura». Già… Ma forse questi stralci di conversazione telefonica registrati nel video, dicono più di mille interviste concesse. Vedere (il video) per credere…

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