Roma, Carlo Verdone attacca Gualtieri: “Città sporca e poco sicura: me ne voglio andare”

Che Roma sia invasa dai problemi non lo scopriamo di certo oggi. Che una delle più celebri icone della romanità “non ne possa più” della Capitale è quanto meno clamoroso. Carlo Verdone, grazie ai suoi film, ha fatto ridere milioni di italiani. E ha portato sul grande schermo alcuni dei vizi e dei tic propri del tipico coatto de Roma. Ma dietro la maschera, c’è una splendida persona, che non ha paura di dire ciò che ritiene giusto. “Ci penso davvero, due o tre volte a settimana: famme scappà via – ha confessato l’attore in una intervista al Fatto Quotidiano -. Non è un problema solo mio, conosco tanti amici che stanno valutando concretamente di andarsene da Roma. È la prima volta che succede“.

Il racconto di Verdone si inserisce in una lunga storia di declino dalla città. Un collasso che è iniziato dai film di Fellini e ora si ritrova ad affrontare un nuovo episodio. “Quando c’è stato l’incendio di Monte Mario ero lì vicino, stavo lavorando in piazzale Clodio – ha spiegato Verdone -. Ho provato a tornare a casa, ma tutte le strade erano chiuse per far passare i pompieri e la polizia. Ero pure in scooter, in teoria doveva essere più semplice venirne fuori, invece sono finito incastrato in una specie di bolgia infernale: come mi muovevo trovavo una strada chiusa. Ero ostaggio – ha poi aggiunto -, non riuscivo più a tornare a casa”.

Un incendio blocca la circolazione, un cantiere impedisce ai turisti di godersi le bellezze della città e, ancora, la sporcizia costringe i cittadini a restarsene a casa. Roma, secondo Verdone, è come “il bagno dell’autogrill“. Non è raro trovare gente che si cala i pantaloni in strada per soddisfare i propri bisogni corporei. “Mica solo pipì – ci ha tenuto a precisare l’attore -, pure qualche regalo più sostanzioso. Insomma: una latrina a cielo aperto. E, in questo senso, le iniziative – come il famoso “Cestò” – promosse dal sindaco Pd Roberto Gualtieri si tramutano sempre in colossale fallimento. I volatili festeggiano: più cibo per loro. “Pure il gabbiano è il risultato di una città sporca – ha tuonato Verdone -. Ci sono sempre stati, ma un numero così incredibile non l’avevamo mai visto. Roma è sporca da troppo tempo e – ha poi aggiunto – questa è la conseguenza”.

Il racconto di Verdone è quello di un cittadino che ama la sua casa. Ma che è letteralmente disperato. “Come ti giri, non vedi più una strada normale – ha sottolineato l’attore -. Non c’è un centimetro di muro che sia stato risparmiato. Tag, firme, scritte, brutture, sfregi. Questa città deve essere considerata come la nostra casa. Quando una casa è tenuta bene, quando ci entri stai attento, cammini in un certo modo, ti siedi composto, fumi fuori dalla finestra. Mostri attenzione. Quando una casa è trascurata, invece, ognuno si sente in diritto di trattarla male”.

Infine, c’è anche il capitolo borseggi. Un fenomeno criminale che infesta i mezzi pubblici della capitale da anni. “Un nuovo eroe veglia sulla metropolitana di Roma: Simone Cicalone, ex pugile, professione influencer. In cambio dei nostri click, va ad affrontare i borseggiatori sotto la metropolitana – ha ricordato Verdone -. Mi sembra un esempio perfetto, un po’ triste, delle mancanze di chi gestisce questa città. Sappiamo benissimo dove operano i borseggiatori, si conoscono perfettamente le stazioni sensibili, con tanti turisti: dovrebbe essere la città a prendersi cura della sicurezza – ha poi concluso -, non questa specie di Robin Hood improvvisato”.

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