Report, su Giuli, solo chiacchiere e distintivo. E il Premier Meloni blinda il ministro

By Anna Maria Greco

Poche ore prima che «Report» vada in onda su Rai3, con le annunciate rivelazioni su Alessandro Giuli (foto), si sa che la premier Giorgia Meloni è stata a pranzo con lui. Il ministro della Cultura è da settimane sotto attacco, ha già collezionato le dimissioni di due capi di gabinetto, ma è significativo che Palazzo Chigi confermi l’indiscrezione. Un modo per blindare Giuli, con un incontro in un «clima conviviale, all’insegna della serenità, con lo sguardo rivolto alle iniziative del Mic da qui alla fine della legislatura», rivela un big di Fdi. D’altronde, già la sorella della premier, Arianna Meloni, aveva fatto sapere che Giuli «ha certamente il sostegno di FdI, non gli è mai mancato».

Ma quali sono le bombe sganciate da Ranucci contro Giuli, che ha preso il posto di Gennaro Sangiuliano dopo lo scandalo Boccia? Non certo la protesta di un curatore, Alberto Dambruoso, che non ha visto riconosciuto il suo ruolo nella prossima mostra sul futurismo ed è stato sostituito, o i sospetti sulla gestione del Maxxi di cui Giuli era presidente, con al fianco Francesco Spano (avversato da alcuni di FdI) e la storia del conflitto d’interessi di quest’ultimo con il suo compagno, che ha portato alle dimissioni da capo di gabinetto; né le notizie non nuove sul pedigree di destra familiare di Giuli e sulla vicinanza a 20 anni al movimento neonazista Meridiano zero. Ieri sera, la puntata ha deluso chi si aspettava tanto da travolgere Giuli e magari far traballare il governo Meloni.

Nell’inchiesta «Da Boccia a Boccioni» un critico d’arte e il curatore della mostra di dicembre sul futurismo si lamenta, in sostanza, di essere stato sostituito da Gabriele Simongini. Il suo sarebbe un caso «identico» a quello Boccia, perché per un anno e mezzo avrebbe chiesto opere d’arte a musei e collezioni privare e poi gli avrebbero detto di fare un passo indietro perché sarebbero arrivate sul suo conto voci negative. Ranucci parla di mostra «commissariata dalla politica», dell’intervento del potente presidente della commissione cultura della Camera Federico Mollicone, di FdI, fa illazioni, contesta le scelte, ma tutto rimane molto vago.

Come l’inchiesta sulla gestione del Maxxi durante la presidenza di Giuli, che aveva al fianco Francesco Spano poi suo capo di gabinetto al ministero e spinto alle dimissioni per un presunto conflitto d’interessi con il suo compagno, anche lui con un ruolo al museo. Report afferma che sono calati del 30% i visitatori e gli sponsor, Giuli ribatte che con la mostra sull’ambiente il Maxxi ha raggiunto il record di visitatori. Poi i finanziamenti al museo. Ranucci tira fuori il passato a 19-20 anni di Giuli nel movimento di estrema destra «Meridiano Zero». Ribatte il ministro: «Lo avevo già scritto io in passato, sul Foglio. Quanto all’aquila tatuata sul suo petto, spiega: «Si tratta di una riproduzione di una moneta del I secolo dopo Cristo, età imperiale. Volete fare una retata per arrestare l’imperatore Augusto e i suoi successori fino a Nerone? Non c’entra nulla il Ventennio».

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