Referendum, Daniele: “vincerà il Sì, ma io voto “NO”. Non fatevi infinocchiare da Di Maio, che spende 750 mila euro l’anno per 7 persone del suo staff”

Sono figlio di un operaio della Montefibre e di una casalinga cresciuto in un quartiere, Rione Scotta di Caivanoi. Li ho visto passare molti politici. Le loro battaglie, soprattutto da chi veniva da una certa sinistra, predicava il taglio agli sprechi, ma nella sostanza non lo praticava. Un po come sta avvenendo con la nuova proposta avanzata dai 5 stelle e appoggiata un po da tutti i partiti. Del resto a chi non farebbe piacere tagliare tanti scaldasedie in parlamento? E perché no, far trasformare quei soldi in servizi per i cittadini? Ma se da un lato chi propone il taglio dei parlamentari, come Luigi Di Maio, paga 140mila euro l’anno ogni suo collaboratore per un totale di 750 mila euro l’anno per 7 scansafatiche che fino a ieri avevano reddito zero, qualche dubbio mi viene.

Con la controriforma sul taglio dei parlamentari si ridurranno drasticamente la speranza e la giusta ambizione di tanti giovani di portare il proprio cintributo civico all’interno del Parlamento: è un referendum anche contro i giovani ed in particolare di quelli che vengono dalle realtà sociali più difficili. Con la vittoria dei Sì al referendum del 20-21 settembre si penalizzeranno fortemente tutte le minoranze e si ridurrà drasticamente la rappresentanza di territori a bassa densità di popolazione, come la Basilicata, l’Umbria e la Liguria.

Il taglio ha una strategia precisa: creare un’oligarchia politica per la gestione del potere e del Parlamento ed emarginare quelle minoranze qualificate che in questi anni sono state artefici di battaglie, dei diritti civili, della giustizia sociale.

Ci troviamo di fronte ad un forte attacco al pluralismo politico nel nostro Paese, con un atteggiamento politicamente suicida  da parte del Pd che teorizza – con la riduzione dei parlamentari e la legge elettorale presentata in parlamento insieme al M5S – di fare tabula rasa di quelle forze politiche che ad esempio in Emilia Romagna hanno consentito a Stefano Bonaccini di vincere le elezioni anche contro la Lega. Un partito, la Lega, che oggi giorno, insieme a Fratelli d’Italia, può realmente cambiare in positivo le sorti del nostro Paese, contro un’accozzaglia rinchiusa nelle stanze del potere, unita solo dal collante delle poltrone. Con questa controriforma si vuole scegliere la classe politica sulla base dell’appartenenza al capo politico e non al territorio e ai suoi elettori. 

Era il luglio del 2018 e Davide Casaleggio, fondatore dell’associazione Rousseau che di fatto controlla il M5S, teorizzava il superamento del Parlamento e della democrazia rappresentativa. “Tra qualche lustro” le Camere potrebbero non essere più utili, “oggi grazie alla Rete e alle tecnologie – dice Casaleggio in un’intervista alla Verità – esistono strumenti di partecipazione decisamente più democratici ed efficaci in termini di rappresentatività popolare di qualunque modello di governo novecentesco. Il superamento della democrazia rappresentativa è inevitabile”.

Luigi Di Maio, allora vicepremier del governo con la Lega, in un’intervista all’Aria che Tira su La7 conferma: “Di solito i Casaleggio ci prendono sempre quando parlano di futuro, i cittadini già ci dicono che il Parlamento è inutile. Sta a noi, con atti concreti, dimostrare il contrario”. 

L’8 ottobre 2019 la Camera dei deputati in quarta lettura approva il taglio dei parlamentari voluto dal M5S e il Pd a guida Zingaretti che dopo aver votato per ben tre volte No, alla quarta volta incredibilmente e incoerentemente vota Sì per dare vita al governo Conte bis.

Sotto il peso di una demagogia insopportabile e dannosa per le istituzioni e per la vita dei cittadini, con il referendum sul taglio dei parlamentari si sta attuando non solo la demolizione della nostra Costituzione ma anche un grande e pericoloso raggiro fatto in nome di una falsa riduzione dei costi della politica pari allo 0,007% della spesa pubblica e dell’efficienza dell’attività parlamentare.

Il referendum del M5S riduce la rappresentanza territoriale quando al contrario l’Italia avrebbe  bisogno, in una fase complicata dal punto di vista sociale, economico e ambientale di rafforzare la rappresentanza democratica nei territori. Il M5S insieme al  Pd non hanno ritenuto fare quello che era giusto e necessario, ovvero equiparare gli stipendi dei parlamentari a quelli di altri Paesi europei, considerato che attualmente i nostri parlamentari hanno gli stipendi più alti nel mondo secondo l’Independent parliamentary standards authority. Vogliono solo tagliare la democrazia e non è vero che vogliono risparmiare sennò avrebbero scelto di tagliare gli stipendi dei parlamentari.

Il Parlamento non si rende più efficiente con la riduzione di deputati e senatori, ma modificando i regolamenti e riconsegnandogli la sua sovranità espropriata dal ricorso sistematico ai decreti e ai Dpcm come sta facendo il governo Conte.

Si cambia la Costituzione ad uso della propaganda di un partito come si è cambiata negli ultimi 15 anni per ben tre volte la legge elettorale piegandola agli interessi dei partiti rendendo fragile la nostra democrazia: Porcellum 2005, Italicum 2015 ( poi dichiarato incostituzionale ), Rosatellum nel 2017. L’Italia è un’anomalia in tutta Europa anche per questo e grazie a questa demagogia antiparlamentare di chi teorizza il superamento del Parlamento ma ama le cariche di potere e ministeriali più di tanti altri a prescindere dalle capacità.

Votare no oggi significa difendere la nostra democrazia contro l’oligarghia di alcuni partiti e salvaguardare anche la speranza di tanti giovani che si impegnano in prima persona e che vorrebbero rappresentare le proprie idee e passioni nel parlamento. Chi vuole battere la casta, oggi, ha il No come strumento per dare un messaggio forte. Pertanto, non fatevi infinocchiare da uno che fino a l’altro ieri faceva, con rispetto parlando, lo Stewart allo Stadio San Paolo, come Luigi Di Maio.

Pubblicato da edizioni24

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