Rampelli in Aula: “Di Nella e Verbano figli di questo Parlamento, arrivi da qui lo stop all’odio” (Video)

Il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, ha portato oggi all’interno dell’Aula della Camera lo sdegno e, ancor più, la preoccupazione suscitati dagli atti di vandalismo «particolarmente feroci e cinici», che due notti fa a Roma hanno colpito, al quartiere Trieste Salario, il monumento in ricordo di Francesco Cecchin e la corona di alloro per Paolo di Nella, oltre che la sede di FdI alla Garbatella, quella in cui si è formata Giorgia Meloni. Nell’intervento tenuto dal suo banco da deputato, Rampelli ha chiesto a tutti i colleghi di riflettere sulla «spirale che si sta innescando» e che rimanda «a quella guerra civile strisciante che decenni anni fa ha stroncato la vita a tanti giovani innocenti», come Cecchin e Di Nella, ma anche come il militante di sinistra Valerio Verbano. «Tutti questi ragazzi, di destra e di sinistra, erano figli di questo Parlamento», ha ricordato Rampelli, invocando il coraggio di una condanna netta delle violenze da parte di tutte le forze politiche. A Rampelli ha risposto il collega del Pd, Claudio Mancini: «Penso che sia giusto un momento di riflessione per tutti noi», ha detto, informando l’Aula sul fatto che il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, aveva disposto la deposizione di una nuova corona d’alloro per Di Nella.

sezione Garbatella di FdI

«Voglio stigmatizzare quello che è accaduto a Roma la scorsa notte. Si sono verificati in questi giorni atti di vandalismo particolarmente feroci e cinici. In genere sono compiuti nella viltà dell’anonimato, ma stavolta sono stati pubblicizzati e lanciati nel circuito web diventando virali. Tutto questo ha generato trambusto, turbolenza e risentimento», ha detto Rampelli, che è promotore di una commissione parlamentare d’inchiesta sugli Anni di Piombo. «Atti vandalici – ha aggiunto – si sono verificati nella storica sezione di FdI nel quartiere Garbatella, luogo simbolico perché da lì è iniziato il percorso politico e sociale dell’attuale capo del Governo Giorgia Meloni».

«Non soddisfatta di aver imbrattato con scritte ingiuriose e inaccettabili la sezione, la stessa pattuglia – ha proseguito Rampelli – si è recata a piazza Vescovio dove c’è un cippo che ricorda Francesco Cecchin, un ragazzo del Fronte della Gioventù che nel 1979 – era una serata di giugno – passeggiava con sua sorella. Da un’auto in corsa sono usciti estremisti che lo hanno selvaggiamente picchiato a morte e scaraventato giù da un muro. Dopo 19 giorni di coma morì. Si tratta di episodi che non hanno conosciuto colpevoli, vittime e famiglie che non hanno avuto giustizia. Queste scritte hanno colpito sia il monumento innalzato negli anni della giunta Alemanno sia lo stesso muretto».

«Altro episodio nella stessa notte – ha continuato Rampelli – ha preso di mira Villa Chigi, luogo a noi particolarmente caro perché fu oggetto della battaglia politica di Paolo Di Nella, anche lui militante del Fronte della Gioventù che inaugurò la stagione dell’ambientalismo non conformista. Anche lui ucciso dalla violenza politica. Il Comune di Roma – governava Walter Veltroni – decise di intitolargli un viale di questa villa e, come ogni anno, anche lo scorso 9 novembre ha deposto una corona di fiori sotto la sua lapide. La notte scorsa è stata cosparsa di benzina e incendiata».

«Credo sia opportuno e utile – ha avvertito quindi Rampelli – che gli organi investigativi ricostruiscano nei dettagli le dinamiche di tutti gli episodi incresciosi accaduti in queste settimane, i cortei violenti, la rissa tra studenti a Firenze, gli ignobili vandalismi di ieri notte e individui i colpevoli di ogni violenza». «Ma la spirale che si sta innescando deve farci riflettere: questi ragazzi sono figli di questo Parlamento, di questo Stato. Quelli di destra e quelli di sinistra: ieri è stato l’anniversario di Valerio Verbano, militante di sinistra ucciso sotto gli occhi dei genitori».

«Ho aspettato un intero giorno per capire se i partiti dessero il segnale di stop senza se e senza ma alla violenza crescente, ma c’è stato un silenzio imbarazzante, come a non voler comprendere la portata simbolica di questi gesti: colpire luoghi che sono ritenuti sacri da decine di migliaia di persone può solo rischiare di scatenare reazioni inconsulte da parte di facinorosi senza cervello e senza cuore della parte opposta».

«Penso che il primo segnale di stop alla violenza senza se e senza ma debba venire da qui, da tutte le forze politiche, nessuna esclusa. Dobbiamo elevare noi una condanna per fermare coloro che vogliono il ripetersi di quella guerra civile strisciante che trent’anni fa ha stroncato la vita a tanti giovani innocenti che volevano essere armati solo dei propri ideali e invece, a 18 anni si sono trovati in mano P38, mitragliette Skorpio e chili di tritolo… Chi gli consegnò le munizioni per alimentare la strategia della tensione?». In conclusione Rampelli ha voluto «rendere onore» a Gualtieri per una condanna che, invece, è mancata da parte del suo partito, il Pd.

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