Quello che accomuna gli psicopatici criminali sono le bugie, il finto vittimismo e la vigliaccheria. Drogate e violentate, il manager arrestato scappa e non risponde al gip. Il numero delle vittime contattate da lui tende a salire

Antonio Di Fazio, il manager farmaceutico 50enne, arrestato con l’accusa di violenza sessuale, sequestro di persona e lesioni aggravate dopo la denuncia di una studentessa 21enne, si avvale della facoltà di non rispondere. «Il mio assistito – dichiara l’avvocato Rocco Romellano, al termine dell’interrogatorio di garanzia – non sta bene. È molto, molto confuso. È a conoscenza del fatto che tutta Italia parla di questa questione. Ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere».

«Avevo chiesto un colloquio in carcere prima dell’interrogatorio ma a causa del Covid non mi è stato consentito» ha spiegato poi il legale ai giornalisti, sottolineando che il suo assistito è «molto provato e confuso». Romellano ha chiarito che a fine mese, “appena mi sarà data la possibilità di effettuare un colloquio a San Vittore cercherò di parlarci de visu. Vedere e decidere se chiedere di essere sentito dagli organi e inquirenti». Dunque, Di Fazio si chiude nel silenzio. Proprio come in un primo momento ha fatto il “mago delle start-up”, Alberto Genovese, finito in carcere il 6 novembre con l’accusa di aver stordito con mix di droghe, sequestrato e violentato una diciottenne durante una festa alla “Terrazza Sentimento“, in pieno centro di Milano.

Non solo. L’avvocato del manager finito sotto accusa, si spinge anche oltre. E replicando a chi gli chiede se si tratta di un caso da perizia psichiatrica ha aggiunto: «Di Fazio lo conosco da anni. A mio modesto avviso è sempre stata una persona regolare. Tranquilla e cordiale. Poi se avesse un’altra vita o dei disturbi al cospetto di questo difensore non è mai trapelato nulla di tutto questo». Così come nulla trapela al termine dell’interrogatorio di garanzia effettuato nel carcere di San Vittore, di fronte al gip Chiara Valori. Un appuntamento con gli inquirenti a cui l’indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Al momento, dunque, parlano le indagini: coordinate dal pm Alessia Menegazzo e dal procuratore aggiunto Letizia Mannella. Indagini scattate a seguito della denuncia della studentessa della Bocconi di 21 anni, che ha raccontato di essere stata invitata a un incontro di lavoro per uno stage. E di aver perso conoscenza dopo aver bevuto un caffè e un succo d’arancia. La giovane ha poi raccontato di essersi svegliata nella sua abitazione con indosso i vestiti della sera prima. Ma c’è di più. In base a quanto trapelato nelle ultime ore, infatti, la 21enne, che sarebbe stata stordita con una dose massiccia di Bromazepam, non sarebbe l’unica ad aver vissuto una vicenda del genere. Un atroce sospetto, emerso dallo smartphone di Di Fazio dove sono state trovate 54 fotografie di altre ragazze.

E che coinvolgerebbe anche almeno altre 3 possibili vittime. Tre giovani che si sono fatte avanti dopo l’arresto di Antonio Di Fazio. E che oggi sono state ascoltate in Procura a Milano. Forse, anche accogliendo l’appello degli inquirenti e dei carabinieri che, nell’immediatezza degli eventi giudiziari, avevano invitato le altre potenziali vittime dell’imprenditore a denunciare le violenze, dopo che nel cellulare e nei computer del fondatore della Global Farma sono state trovate decine di fotografie di giovani donne. Nude e probabilmente narcotizzate. Gli inquirenti vogliono chiarire se si tratta delle donne ritratte nelle fotografie e il modo in cui sono state contattate dall’imprenditore, accusato di aver violentato la 21enne che si era presentata per un colloquio di lavoro…

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