Quelle chat bollenti che inguaiano le toghe rosse: ”Salvini? Ha ragione ma va attaccato” Politicamente non erano e non sono capaci

By Pasquale Aveta (per ith24)

La vergogna del modello giustizia targato made in Italia, arriva da una chat su Whatsapp, dove certe toghe, fenomeni della magistratura, hanno voluto comunque attaccare il leader della Lega Matteo Salvini, consapevoli che non stesse commettendo nulla di male.

Emergono oggi, fatti clamorosi: quei stessi magistrati che in pubblico puntavano il dito contro il segretario della Lega, in privato dicevano e pensavano il contrario.

Il quotidiano La Verità accende i riflettori su come, in una chat su Whatsapp, certe toghe ammettessero che sì, Salvini non stava facendo niente di sbagliato ma che doveva comunque essere attaccato senza pietà. Tanti i protagonisti della vicenda, a cominciare da Paolo Auriemma, capo della Procura di Viterbo, e Luca Palamara, leader della corrente di Unicost.

Messaggi che fanno accapponare la pelle, e scoraggiare l’opinione pubblica italiana nei confronti della giustizia italiana.

Auriemma a Palamara ”Mi dispiace dover dire che non vedo veramente dove Salvini stia sbagliando. Illegittimamente si cerca di entrare in Italia e il ministro dell’Interno interviene perché questo non avvenga. E non capisco cosa c’entri la Procura di Agrigento”.

La risposta di Palamara: ”Hai ragione. Ma adesso bisogna attaccarlo”.

Ma la Legge è veramente uguale per tutti?

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