Quando la sinistra italiana da Prodi a Letta venera Putin e gli “amici” di Putin, ora addio entusiasmo

Gli elogi di Enrico Letta, gli abbracci di Romano Prodi. Un album che oggi li imbarazza. Rinfrescare la memoria alla sinistra sugli “altri amici” di Putin che si finge di ignorare è buona cosa. Soprattutto perché giornaloni, opinionisti e satira politica (vedi Maurizio Crozza), fanno a gara nel dipingere il presidente russo sodale “esclusivo” di Berlusconi e di Salvini per screditare la politica del centrodestra. Giungendo a coinvolgere anche FdI e la Meloni di filo-putinismo: (“accusa” che la leader del FdI rispedì al mittente in memorabili interventi) . E allora ha fatto bene Stefano Zurlo sul Giornale a ricordare le precedenti “relazioni pericolose” di esponenti della sinistra con lo “zar”. “L’incontro forse più sconcertante è quello del 26 novembre 2013 – scrive-.  L’allora premier Enrico Letta incontra Vladimir Putin che si fa attendere un paio d’ore in quel di Trieste. Dettagli, quel che impressiona è il fiume di parole del capo del governo: «Noi abbiamo un drammatico bisogno di crescere, di creare posti di lavoro. C’è una ripresa da agganciare e in questo senso il rapporto con la Russia ci può dare posti di lavoro in settori per noi strategici».

Quadretto niente male tra “strette di mano e sorrisi in grande stile”. E pensare che tre mesi dopo la Russia avrebbe invaso la Crimea:  20 febbraio 2014. Altro che alleanza stategica. L’allora premier dipingeva la Russia di Putin partner strategico, andando fiero “delle 28 intese commerciali e dei 7 accordi intergovernativi in settori delicatissimi. La finanza, l’industria, l’energia”. Quando poco dopo la Russia rivelò il suo vero volto, nessuno gli chiese conto delle sue parole imbarazzanti.

L’invasione della Crimea non segnò una seria presa di distanza dal Cremlino. “Non lo fa Berlusconi, amico di Putin- scrive Zurlo- , non lo fa Salvini”. “Ma anche a sinistra i rapporti rimangono stretti”. Anzi, si consolidano. Ed arriviamo infatti al  18 dicembre 2014, qualche mese dopo la conquista della Crimea. E’ Romano Prodi in qualità di Presidente della Fondazione per la cooperazione fra i popoli ad andare da Putin, con il quale avrà un lungo colloquio sulla situazione internazinale, con l’Ucraina, appena violata nella sua integrità. Ma non si registrono prese di posizioni particolari. Tanto che tre anni dopo “a  novembre 2017, Prodi è di nuovo ospite dello zar a Sochi, sul Mar Nero”. Una visita privata che lo stesso Putin dipinse come una visita speciale:  «Qualsiasi siano le posizioni che occupiamo, ovunque lavoriamo, siamo persone, prima di tutto». Dopodiché, l’impressione consolidata negli anni successivi è che Putin si sia in qualche modo accreditato presso le nostre cancellerie e non solo. L’autoritarismo di Mosca, la repressione del dissenso e dell’informazione,  l’orrore della Cecenia, la guerra in Georgia già nel 2008 non erano all’ordine del giorno nel corso degli inconttri con Putin di fugure autoroveli come era Romano Prodi.

L’imbarazzo che dovrebbe colpire la sinistra  dovrebbe essere il ricordo che serbò Putin di quell’incontro con il padre dell’Ulivo. Il presidente russo accostò Prodi a Silvio Berlusconi: «Come lui ha sempre guidato gli interessi dell’Italia e ha creduto che per mantenerli dovrebbero essere mantenute buone relazioni con la Russia. Per questo – concluse Putin – ho una relazione amichevole con entrambi i politici». Parole ricordate dal Giornale e che giornali, editorialisti e osservatori non rilevano. Insomma, a chi ha la momoria corta va ricordato che è esistita eccome “una sinistra ottimista e a tratti euforica, pure se con toni discreti e passi felpati”, nei confronti della Russia di Putin. Anche se, come da mainstream che si rispetti, si calchino parole e immagini sulle parole di Salvini e sui  colbacchi della coppia Putin-Berlusconi. Anche il governatore della Puglia, Raffaele Emiliano ha subìto la fascinazione di Putin, se nel 2008 voleva dargli la cittadinanza onoraria di Bari. Per non contare – ma l’album dei ricordi sarebbe lungo- “foto di vecchi compagni, immortalati con lo zar”.  DaMassimo D’Alema, ad esempio, “alle prese nel 2006 con l’oscuro caso Livtinenko – ai giorni nostri“.

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