Presidenzialismo, Meloni non ha dubbi: “È un diritto degli italiani”

«Non c’è futuro senza credo. Credere è il motore di tutto. Della vita, del lavoro, dello sport, dello studio, perfino dell’amore. Da oggi parte la corsa verso il 25 settembre».

È stata orchestrata secondo le migliori regole delle campagne pubblicitarie, attraverso un teaser, un gancio comunicativo in grado di incuriosire, attirare la curiosità e focalizzare l’attenzione sul messaggio. Per alcuni giorni nelle città italiane è apparsa la parola «Credo», sui manifesti 6 x 3, sugli schermi delle stazioni, attraverso proiezioni luminose. Tutto senza alcun riferimento politico ma con i colori del logo elettorale della Lega, ossia il bianco, il blu e il giallo. La scritta venerdì è stata proiettata sul porto di Lampedusa, sull’Agenzia delle Entrate e la sede Inps, entrambe a Roma, e sulla stazione Centrale di Milano. Luoghi tutt’altro che casuali. Lampedusa richiama ovviamente la lotta contro l’immigrazione clandestina; l’agenzia delle Entrate e la sede dell’Inps sono il simbolo della pace fiscale e della flat tax, dell’abolizione della legge Fornero e di Quota 41; la stazione Centrale di Milano, invece, rappresenta l’emergenza sicurezza.

Nelle ultime 24-48 ore la Lega ha svelato la parola chiave della sua campagna elettorale: credo, appunto. Cinque lettere che continueranno a campeggiare in tutta Italia fino al 25 agosto. La volontà è quella di trasmettere una convinzione profonda, basata su identità e scelte coerenti nel tempo, scelte per le quali vale la pena combattere. E poi, naturalmente, un richiamo alla sfera religiosa che in qualche modo fu lo stesso Silvio Berlusconi, a diffondere con il suo «credo laico» del 1994 e con la sua adesione al valore assoluto della libertà, da declinare in tutte le sue forme, di espressione, di culto, di pensiero, di opinione.

Nella sua lettera aperta agli elettori Matteo Salvini ripete 22 volte la parola credo, toccando tutti i punti del programma, ma è soprattutto un’idea di Paese che vuole trasmettere, insieme alla necessità di mobilitarsi in un momento che potrebbe diventare storico per il centrodestra. Un invito lanciato da parte di chi ha iniziato giovanissimo a fare politica ed è consapevole di essere di fronte alla sua sfida più importante.

Nel giorno in cui Matteo Salvini svela il leit-motiv della sua campagna, Giorgia Meloni presenta «un simbolo di cui andiamo fieri», quello depositato ieri al Viminale e che vede campeggiare il suo nome in primo piano, con sotto la scritta Fratelli d’Italia e la fiamma tricolore. La leader di FdI continua inoltre la sua campagna di presentazione internazionale con una intervista al Frankfurter Allgemeine Zeitung in cui ribadisce la collocazione atlantica dell’Italia. E nelle ore in cui il centrosinistra lancia la sua campagna contro il presidenzialismo creando ad arte un (inesistente) attacco di Silvio Berlusconi a Sergio Mattarella e commentandolo con toni apocalittici, Giorgia Meloni scende in campo per ribadire la necessità di procedere a una riforma presidenziale.

«Negli ultimi 20 anni, in Italia, ci sono stati 11 Presidenti del Consiglio: un’instabilità che penalizza gli italiani e il nostro rapporto con gli altri Stati» spiega. «Per la sinistra, però, il presidenzialismo è un problema, per alcuni addirittura un pericolo per la democrazia. Non ci stupiamo, visto che negli ultimi anni si sono sempre ritrovati sugli scranni del Governo, anche senza legittimazione popolare. Fratelli d’Italia ritiene che gli italiani debbano avere il diritto di eleggere direttamente il Capo dello Stato, per porre fine ai giochi di Palazzo e per tornare protagonisti in Europa e nel mondo».

Pubblicato da edizioni24

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