Post antisemita, a Torino il M5s lo fa. Ma il Pd si ottura il naso e gira la faccia dall’altra parte…

Indegno post antisemita della consigliera M5S di Torino. Ma il Pd finge di non vedere… Il Movimento non prende ancora le distanze. Eppure, il post inaccettabile, prima di essere rimosso ha campeggiato a lungo sul web, mostrando una vignetta con nasi pronunciati, Kippah e la Stella di David, corredato dal commento: “Interessante”. Segno evidente di una sottolineatura dall’accento antisemita. Così la classificherebbero i suoi colleghi e i sodali di governo giallorosso del Pd, se non fosse che si tratta di un membro del consiglio comunale di Torino in quota M5S. Già, perché l’esponente grillina, non paga della crisi che attanaglia fin nei gangli connettivali, sistema operativo e comunicazione multimediale dei cantori della e-democracy, ha pensato bene di pubblicare su Facebook una vignetta che sta scatenando l’inferno. Il caso, finisce in prima pagina su La Repubblica online. Che denuncia l’accaduto.

Dunque, procedendo con ordine, succede quanto segue. La consigliera M5S di Torino, Monica Amore, posta sul suo profilo social una vignetta con tutte le testate appartenenti al gruppo editoriale Gedi e accanto le caricature di uomini con naso pronunciato e Kippah. Come ricostruisce il quotidiano diretto da Molinari, «una delle due figure ha un coltello insanguinato nascosto dietro la schiena. E la Stella di David disegnata. Caricature razziste tristemente note, con le quali a cavallo della fine dell’800 e anni Venti del ‘900, venivano raffigurati gli ebrei». Non solo l’esponente grillina l’ha postata su Facebook, ma ha aggiunto anche il commento «Interessante». Va ricordato che Gedi è il gruppo editoriale a cui fanno capo, tra gli altri, quotidiani come La Stampa. Repubblica. Il Secolo XIX. Oltre a settimanali come L’Espresso , e emittenti radio come Radio Deejay, Radio Capital e Radio m2o.

Lo sdegno parte a rilento. Se si eccettua una sollecita risposta del direttore de La Stampa, Massimo Giannini, all’improvvida iniziativa, al momento tutto tace. Eppure, se la manina dell’ardito click fosse stata quella di un esponente di centrodestra, il tribunale dell’inquisizione avrebbe già aperto i battenti. Gli integerrimi giudici con la verità storica e sociale in tasca a sinistra, avrebbero giù gli indici puntati contro il “fascista” di turno. Mentre le vestali rosse della lotta alla discriminazione razziale – che in tempi moderni si declina più facilmente alla politica migratoria – tacciono quando, come dimostrato ai tempi di Salvini ministro, avrebbero già lanciato strali e gridato alla vergogna. Allo scandalo. Alla forca.  E invece, guarda caso, nessun buonista o attivista dem, prende ancora una posizione di esplicita condanna contro ogni focolaio di intolleranza religiosa o etnica. Come sarebbe il caso di fare. Nessuna presa di distanza nemmeno da parte dell’establishment pentastellato in altre faccende affaccendato.

L’’opposizione Pd, maitre a penser di sinistra e guru dell’antifascismo non si scagliano, per il momento, e con veemenza, ad accusare e recriminare. Nessun compagno Torquemada, si è esposto ancora. Nessun appello al buon gusto e al buon senso arriva dalla pletora di antirazzisti. Eppure, il caso dovrebbe sollevare quantomeno interrogativi pressanti, dopo l’indignazione. È mai possibile che tutto taccia?  E che un amministratore locale, eletto dai cittadini torinesi. Che sulle sue spalle ha responsabilità pubbliche che il ruolo istituzionale gli compete, metta sul proprio profilo Facebook un simile e inqualificabile post? Sul caso, al momento, si arrovella giusto La Pressesul suo sito. Chiedendosi opportunamente: «È una svista o una scelta?».

Si chiede l’agenzia di stampa che, al tempo stesso, in attesa di ulteriori commenti, si risponde anche: «La prima sarebbe una grave leggerezza sulla quale fare immediata ammenda. La seconda richiederebbe da parte del Movimento una netta presa di distanza e da parte del Comune una pubblica e ferma condanna». E così, la sindaca Appendino, a cui sulle prime il post decisamente “anti-social” era sfuggito, chiede scusa in ritardo. E su Twitter cinguetta laconicamente: «La consigliera Monica Amore ha chiesto scusa per aver pubblicato un post – grave e del tutto inaccettabile – che ha già provveduto a rimuovere. Ribadisco da parte mia e della Città la più netta presa di distanza». Già, le scuse della Amore arrivano in zona Cesarini: «Chiedo scusa a chi si è sentito offeso». Si attendono altri interventi. Perché lo sgarbo inqualificabile, deprecabile nella forma e nella sostanza. Un errore inaccettabile, specie se arriva da parte di chi siede nel Consiglio Comunale della città di Primo Levi, non può e non deve passare inosservato. Caso chiuso? Ai posteri l’ardua sentenza. Che speriamo non tardi ad arrivare..

Pubblicato da edizioni24

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