Pingitore epocale e realista, come sempre: “Stimo Giorgia Meloni. In Italia chi dà fastidio alla sinistra è etichettato come fascista”

“Attraverso il politicamente corretto si può anche instaurare una dittatura. Chi stabilisce che cos’è politicamente corretto? Quale autorità si investe per mettere a tacere quelli che non la pensano in un certo modo”. Così Pier Francesco Pingitore, in una intervista a Il Giornale dove affronta, senza citarlo esplicitamente, anche il ddl Zan.

“Non esiste un codice del politicamente corretto – osserva il regista, autore satirico e commediografo italiano – e, se esistesse, sarebbe la iattura peggiore del mondo. La libertà di parola e di pensiero che abbiamo ereditato dalla Rivoluzione francese deve essere salvaguardata da qualunque recinto si voglia fabbricare”.

A questo proposito, Pingitore, che con il Bagaglino ha messo alla berlina mezzo secolo di potenti d’Italia, spiega anche perché la sinistra ha sempre il pallino in mano in ambito culturale. “A sinistra hanno la Matta, la carta a cui puoi assegnare qualunque valore e vince sempre. La matta è che, se non la pensi come loro, ti chiamano fascista e, a quel punto, hanno vinto. Con questa matta, probabilmente, hanno esercitato la loro egemonia. A sinistra chiamano fascista chiunque dia loro fastidio”.

Nell’intervista, Pingitore parla anche dei leader politici che danno fastidio alla sinistra.  “Della Meloni ho una grande stima. La ritengo una persona perbene, preparata, in buona fede e con un grande attaccamento alle sue idee e alla sua parte politica. Salvini è un uomo politico abbastanza dotato che, a volte, commette degli eccessi di cui potrebbe fare a meno. Ha, comunque, la capacità di avere un seguito e questo, per un uomo politico, non è poco”.

Quindi, l’autore del Bagaglino, racconta qual è l’opera teatrale a cui è più legato.  “Ho scritto la trilogia su Mussolini, un’opera a cui sono molto legato. Sono tre drammi ambientati perlopiù nei luoghi dove avvennero i fatti. Son partito prendendo in considerazione la notte del 25 luglio in cui cadde Mussolini e potei ambientare proprio a villa Torlonia il ritorno a casa del Duce sconfitto, interpretato da Luca Biagini. Mi ha interessato seguire la caduta di un uomo che fino a 24 ore prima aveva in mano l’Italia. Poi, qualche anno dopo, misi in scena l’operazione Quercia, ossia l’operazione con cui i tedeschi organizzarono la liberazione di Mussolini dall’albergo sul Gran Sasso, a Campo Imperatore. Ambientammo proprio in quell’albergo i 12 giorni che Mussolini passò da prigioniero, in attesa che succedesse qualcosa. Era il settembre del ’43 e non sapeva se sarebbero arrivati gli americani, gli inglesi o i tedeschi e Mussolini faceva anche una certo esame di coscienza della sua vita. L’ultimo atto, invece, l’ho chiamato Scacco al Duce perché ho messo in scena l’ultima notte di Claretta e Mussolini che, arrestati dai partigiani, sono stati portati nella cascina sulle pendici del lago di Como in attesa della fucilazione. Sono affezionato a questa trilogia perché mi sembra un’opera teatralmente originale”.

Un’opera dal punto di vista drammaturgico straordinaria, che il Secolo d’Italia ha anche recensito, ma che non ha avuto la visibilità e la critica che meritava. Con la sinistra egemone nei posti di potere, Rai su tutte, è inutile domandarsi anche il perché.

Pubblicato da edizioni24

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