By Francesca Salvatore
Un attentato in stile 11 settembre 2001, quello che Hamas progettava di imbastire a Tel Aviv: lo rivela il Washington Post in esclusiva, a proposito di pagine e pagine di documenti del gruppo islamista ritrovate dalle truppe israeliane a Gaza. Un’organizzazione capillare, pianificata molto prima e al di là dei fatti del 7 ottobre dello scorso anno, in cui si evince come i leader palestinesi nella striscia fossero a caccia di fondi e addestramento dall’Iran.
La pianificazione “improbabile” di Hamas
Una pianificazione minuziosa e, per certi versi rocambolesca, che sarebbe passata per attacchi con treni, barche e persino carri trainati da cavalli, sebbene diversi piani risultino mal formulati e impraticabili di fronte agli avanzati sistemi di difesa israeliani. Secondo quanto contenuto nei documenti di Hamas, nell’aggressione allo Stato ebraico era anche previsto il coinvolgimento di gruppi di militanti alleati, al fine di attaccare Israele da nord, sud ed est.
La quantità di documenti ritrovati ammonta a circa una sessantina di pagine, dalle quali è difficile comprendere la strategia dei miliziani di Hamas negli anni e nei mesi che hanno preceduto l’operazione di un anno fa. Tuttavia, contengono numerose lettere dell’organizzazione terroristica ai pezzi da novanta della Repubblica islamica risalenti al 2021, che richiedono centinaia di milioni di dollari e la possibilità di veder addestrati circa 12.000 combattenti aggiuntivi. Quello che, al momento, non è chiaro è se l’Iran fosse a conoscenza di questo piano o abbia risposto alle missive. Secondo l’intelligence di Tel Aviv, potrebbe non esserci prova delle risposte di Teheran: le richieste di Hamas, infatti, potrebbero configurarsi come uno sforzo per trascinare il regime degli ayatollah nel conflitto aperto, l’incubo dell’ayatollah.
La reazione iraniana ai documenti di Hamas
Ciò che è interessante è la reazione iraniana ai primi rumors sul ritrovamento. Nella giornata di ieri, il governo di Teheran aveva respinto come “false” le rivelazioni secondo cui Hamas avrebbe cercato di coinvolgere la Repubblica islamica nell’attacco del 7 ottobre e fosse dunque a conoscenza dell’operazione “Diluvio di al Aqsa”. In una nota citata da Irna, la rappresentanza iraniana all’Onu afferma che le notizie riportate “non hanno credibilità” e si basano su “documenti inventati“.
“Mentre gli stessi funzionari di Hamas con sede a Doha hanno dichiarato che anch’essi non erano a conoscenza dell’operazione e che tutta la pianificazione, il processo decisionale e la direzione sono stati eseguiti esclusivamente dall’ala militare di Hamas con sede a Gaza, qualsiasi affermazione che tenti di collegare l’operazione all’Iran o a Hezbollah – in tutto o in parte – è priva di credibilità e proviene da documenti falsificati“, ha dichiarato la missione. Secondo il New York Times, che aveva anch’esso citato i file sequestrati dall’esercito israeliano, Hamas pianificava di attaccare Israele già dal 2022, ma rinviò l’operazione in attesa di consolidare l’apporto di Teheran e di Hezbollah.
Cosa sapeva Teheran?
Da qui la domanda sorge spontanea, ed è la medesima che attanaglia le agenzie di intelligence occidentali da un anno e più: quanto Iran c’è negli attacchi di Hamas del 7 ottobre? Nelle lettere che Yahya Sinwar scriveva nel 2021, il leader di Hamas rivolge un appello a diversi alti funzionari iraniani, tra cui Ali Khamenei, per un ulteriore sostegno finanziario e militare, promettendo la distruzione di Israele in due anni. “Vi promettiamo che non sprecheremo un minuto o un centesimo a meno che non ci porti al raggiungimento di questo obiettivo sacro“, scriveva assieme ad altri cinque funzionari di Hamas che sottoscrivevano il suo appello. Nelle lettere, tuttavia, non c’è alcun riferimento sul come. Va ricordato che secondo Tel Aviv e altre intelligence mediorientali, Teheran sarebbe stata presa di sorpresa dall’attacco del 7 ottobre e avrebbe puntato il dito contro Sinwar per non aver ricevuto alcun preavviso, sebbene le avvisaglie di un assalto importante c’erano già state.
Il “grande progetto” di Hamas
Anche il New York Times, ieri, aveva rivelato che il piano originario di Hamas era quello di coinvolgere Hezbollah e l’Iran nel “grande progetto” – così venivano chiamati gli attacchi durante la pianificazione – allo scopo di far “collassare” Israele. I dettagli sono contenuti negli appunti di dieci riunioni segrete ritrovati in un centro di comando sotterraneo di Khan Yunis, lo scorso gennaio. In un primo momento, gli attacchi avrebbero dovuto essere eseguiti nell’autunno del 2022, ma l’operazione saltò nel tentativo di persuadere Hezbollah a partecipare. L’idea era quella di sfruttare le grandi proteste contro Benjamin Netanyahu e contrastare l’accordo fra Israele e Arabia saudita. Nel giugno del 2023 Hamas aveva, speranzosa, inviato un suo comandante in Libano per chiedere aiuto all’Iran, ma Teheran e i suoi proxy dichiararono di sostenere in principio i piani ma di necessitare di più tempo. La questione fu perciò rimandata a un incontro di alto livello con Hassan Nasrallah.
Sebbene l’autenticità dei documenti non possa essere stabilita in modo definitivo, i contenuti non si discostano troppo dalle valutazioni degli Stati Uniti e degli alleati sulla pianificazione a lungo termine di Hamas e sulle complesse relazioni con l’Iran.
Washington ha visionato alcuni dei documenti sequestrati e il Post ha condiviso copie con diversi funzionari statunitensi, nessuno dei quali ha messo in dubbio la loro autenticità, rifiutandosi però di commentarli pubblicamente.