Petrolio Russo, l’Ue non trova pace, il G7 con Zelensky condanna la Russia

Slitta ancora l’accordo tra gli Stati membri dell’Ue sul sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia per la guerra in Ucraina, che prevede un graduale embargo sulle importazioni di petrolio da Mosca. La quarta riunione del Coreper, il comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati presso l’Ue, dedicata al sesto pacchetto proposto dalla Commissione è terminata senza che le sanzioni siano state approvate, come in teoria avrebbero dovuto, anche se, secondo fonti diplomatiche europee, il Consiglio “è unito sulla necessità di adottare un sesto pacchetto di sanzioni”. Ma sull’attuazione dell’embargo graduale sul petrolio restano ancora problemi da risolvere.

Notizie migliori, invece, sul fronte del G7, dove c’è stato accordo sulla condanna dell’aggressione russa, alla presenza, in video per tutti (come da foto in alto), del presidente ucraino Zelensky. “Il G7 e l’Ucraina sono uniti in questo momento difficile. Restiamo uniti nella nostra convinzione che il presidente Putin non debba vincere la sua guerra contro l’Ucraina”, si legge nel passaggio finale del comunicato diffuso dalla Casa Bianca al termine del G7 virtuale sull’Ucraina.

“77 anni dopo la fine della seconda guerra mondiale in Europa “il Presidente Putin e il suo regime ha deciso di invadere l’Ucraina in una guerra di aggressione non provocata contro un Paese sovrano. Le sue azioni coprono di vergogna la Russia e i sacrifici storici del suo popolo. Con questa invasione e le sue azioni in Ucraina dal 2914 la Russia ha violato il diritto internazionale, in particolare la Carta dell’Onu, concepita dopo la Seconda Guerra Mondiale allo scopo di risparmiare alle generazioni future il flagello della guerra”. “Lo dobbiamo – prosegue la nota – alla memoria di tutti coloro che hanno combattuto per la libertà durante la Seconda guerra mondiale”.

Durante l’incontro virtuale con i leader del G7 “il presidente Zelensky ha sottolineato la forte determinazione dell’Ucraina a proteggere la propria sovranità e integrità territoriale e ha affermato che l’obiettivo finale dell’Ucraina è garantire il pieno ritiro delle forze militari russe dall’intero territorio nazionale”. A Zelensky i leader del Gruppo dei 7 hanno “assicurato la nostra piena solidarietà e il nostro sostegno per la coraggiosa difesa della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina e per la lotta per un futuro pacifico, prospero e democratico entro i confini internazionalmente riconosciuti”.

Come detto, si lavora a un’intesa sulle sanzioni nell’Unione europea. Il pacchetto propone cinque categorie di misure: sulle prime quattro gli Stati membri avrebbero trovato un accordo, sulla quinta non ancora. Primo, nella lista dei soggetti sanzionati vengono inclusi i responsabili dei massacri di Bucha e dell’assedio di Mariupol, ma anche un’autorità religiosa come il patriarca ortodosso Kirill, colpito per l’appoggio dato all’invasione dell’Ucraina (mossa controversa, che è stata apertamente criticata dal premier ungherese Viktor Orban), e Alina Kabaeva, ex ginnasta e medaglia d’oro olimpica, presunta compagna del presidente russo Vladimir Putin, che ha divorziato da Ljudmila Aleksandrovna Putina nel giugno 2013.

Secondo, viene esclusa dal sistema Swift Sberbank, la prima banca russa, insieme ad altri istituti, tra i quali non figura Gazprombank, la banca del colosso russo del gas, indispensabile per i pagamenti delle forniture di metano che l’Ue continua a comperare e la Russia a vendere, malgrado la partita a scacchi in corso tra l’Ue e Mosca sul pagamento delle partite in rubli o in euro/dollari.

Terzo, vengono vietate le trasmissioni nell’Ue ad altri tre canali vicini al Cremlino, dopo Russia Today e Sputnik. Quarto, le imprese russe non potranno più avvalersi di consulenti e spin doctor europei. Quinto, viene proposto un embargo graduale alle importazioni di petrolio dalla Russia, effettivo entro sei mesi per il greggio ed entro fine anno per i prodotti raffinati.

Ai Paesi più dipendenti dal petrolio russo e senza accesso al mare, come Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, che non hanno la possibilità di cambiare fornitori facilmente, sono state concesse proroghe (più sostanziose per Budapest e Bratislava, meno per Praga). La Slovacchia nel 2021 ha tratto il 96% delle sue importazioni di petrolio dalla Russia, l’Ungheria il 58% e la Repubblica Ceca circa la metà, secondo dati dell’Iea: tutti e tre i Paesi ricevono greggio soprattutto dal braccio meridionale dell’oleodotto Druzhba, il più lungo del mondo, che parte dal Tatarstan russo.

Le proroghe, inizialmente di un anno per Ungheria e Slovacchia, ora sono state allungate dalla Commissione davanti alle resistenze delle capitali, le quali possono sempre bloccare le sanzioni, che vanno approvate all’unanimità. Va da sé che un veto all’embargo sul petrolio russo avrebbe un effetto negativo, per usare un eufemismo, sull’immagine dell’Ue. Secondo fonti diplomatiche europee, grazie alle discussioni “intense” condotte da quando il pacchetto è stato presentato, nella notte tra martedì e mercoledì scorso, sono stati fatti dei “progressi molto importanti sulla maggior parte delle misure”, sulla base delle proposte “riviste” presentate dalla Commissione Europea e dal Servizio Europeo per l’Azione Esterna.

Le criticità restano quelle relative ai Paesi più dipendenti dal petrolio russo, tra cui appunto l’Ungheria, il cui primo ministro Viktor Orban ha definito l’embargo sul petrolio una “bomba atomica” per l’economia magiara e che ha posto sul piatto altre questioni, come lo sblocco del Pnrr ungherese, bloccato da molti mesi, e la procedura che protegge il bilancio dell’Ue dalle violazioni dello Stato di diritto. Una mossa, quella di Orban, che l’Alto Rappresentante Josep Borrell ha bollato come “inaccetabile”. Tra gli altri Paesi anche la Bulgaria è molto dipendente dal petrolio russo, ma ha accesso al mare.

Bisognerà ancora, prosegue il diplomatico, “lavorare per finalizzare”, in uno spirito di “solidarietà”, le “garanzie” che sono necessarie per l’approvvigionamento di petrolio degli Stati membri che si trovano attualmente in una situazione “molto specifica”, per quanto riguarda l’approvvigionamento dalla Russia via oleodotto. Servono tra l’altro compensazioni economiche per i costi che questi Paesi dovranno affrontare per ‘ritarare’ raffinerie calibrate sul greggio russo. Contatti “a tutti i livelli” proseguiranno “all’inizio della settimana”, con l’obiettivo di “arrivare il più rapidamente possibile ad un accordo completo” sul sesto pacchetto. L’incontro di oggi, domenicale, è stato “molto utile” per constatare che “non ci sono problemi politici in materia di embargo al petrolio”. L’obiettivo ora è quello di “finalizzare il pacchetto all’inizio della settima oni all’interno dell’Unione.

Pubblicato da edizioni24

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