Pd alla canna del gas: la data delle primarie slitta ancora. Letta si infuria e la Schlein spacca il partito

Il Partito democratico è riuscito nell’impresa di iniziare l’anno così come l’aveva terminato: litigando e spaccandosi. Ora anche le modalità di voto delle primariediventano l’atto comico di un’opera buffa che va avanti senza soluzione di continuità. Il tutto nella cornice già sgangherata delle spaccature interne e delle fazioni tra le 4 candidature per la segretaria. Andiamo con ordine. A dividere la varie correnti del Pd questa volta è la procedura per consentire agli iscritti di esprimere la propria preferenza alle primarie. Primarie già nella bufera perché  slitteranno dal 19 al 26 febbraio. Sullo sfondo si consuma una “disfida” tra chi vorrebbe consentire il voto online e chi invece si oppone con forza. 

E’ Elly Schlein a volere introdurre la modalità mista, ovvero far votare le primarie anche sulla rete, affiancandola a quella classica in presenza. Come riferisce La Repubblica, la candidata alla segreteria dem vorrebbe in tal modo ampliare la partecipazione attraverso la spinta della consultazione digitale. La seguono su questa linea alcuni dem come  Laura BoldriniAlessandro ZanMarco Furfaro. Ma ecco che ben presto si è alzato il “muro del no”.

Il primo a dirsi contrario è il “principale” della Schlein in Regione Emilia Romagna e suo competitor diretto,  Stefano Bonaccini. Dire che il governatore dato per favorito nella competizione per la segreteria è contrario è dire poco. E’ letteralmente furioso. “Il ragionamento di Bonaccini è: non si è mai fatto, non si è mai visto, i gazebo sono gazebo- ricostruisce Repubblica– . E soprattutto chi verificherebbe la correttezza delle procedure? Vabbé un partito flessibile, ampio e aperto ai movimenti e ad Articolo 1. Ma ci vuole anche un po’ di controllo. Bisogna evitare insomma di finire nel guazzabuglio delle piattaforme digitali: l’esempio dei grillini insegna ”. Schlein insiste. La grana arriverà nella Direzione del Pd di mercoledì prossimo, dove si deciderà su regolamento, commissione elettorale e cronoprogramma del congresso dem. L’operetta è appena agli inizi.

Il fronte del “no” alle primarie on line è fitto: ci sono Matteo OrfiniSimona Bonafè, Picierno e altri:  sostengono che il coinvolgimento diretto degli elettori rappresenta un modo per rilanciare il progetto dem che non può essere affidato al web. Ma il guazzabiglio Pd si nutre di un altro psicodramma non da poco. La data delle primarie è mutata tre volte in tre mesi.L’ennesima giravolta parla del  26 febbraio per evitare l’eccessiva vicinanza alle Regionali del 12 e 13 febbraio. Ma c’è un ma. Questa, almeno, è la richiesta che viene dai territori, in particolare da Lombardia e Lazio.

Ma ache qui, mai dire mai, perchè sullo slittamento è contrario decisamente Enrico Letta.  «Per il segretario Letta la data per le primarie resta quella del 19 febbraio», dicono al Nazzareno. Ma se ne parlerà alla direzione nazionale in programma il 10 o l’11 gennaio. Bonaccini sta col segretario. La richiesta di allungare i tempi è «assolutamente accettabile», hanno fatto sapere dall’area che sostiene il presidente della regione Emilia-Romagna. Con Bonaccini sono schierati i lettiani, i governatori De Luca ed Emiliano, esponenti di spicco come i sindaci Nardella, Gori e Ricci; tutta Base riformista e alcuni membri di Area Dem come Fassino.

E, tanto per non farsi mancare nulla, ad  aumentare la tensione nel partito è arrivata la richiesta di alcuni dirigenti campani di rimuovere Boccia dal ruolo di commissario. Motivo la sua decisione di sostenere la candidata Elly Schlein. Boccia, è l’accusa dei dem , ha perso «la terzietà del garante». Un po’ come parlare di quisquilie mentre il Titanic affonda. In risposta, è arrivata una nota della segreteria dem che prova a rassicurare: «Ci impegniamo», si legge, «a garantire che chi svolge compiti connessi alla segreteria nazionale o su nomina del segretario, come nel caso delle gestioni commissariali, operi con equilibrio e trasparenza, assicurando la piena regolarità delle operazioni congressuali».

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