L’ordine di scuderia della sinistra: demonizzare la Meloni

Non un semplice attacco ma un vero e proprio colpo basso, sia nei modi sia nel contenuto. Nei modi perché Chiara Ferragni sfrutta i suoi quasi 28 milioni di follower per screditare Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia in piena campagna elettorale. Nel contenuti perché le accuse lanciate si basano su dati sbagliati.

L’obiettivo della Ferragni non era certo aprire il confronto su un tema, l’aborto, ma muovere (o, meglio, aizzare) i follower contro un nemico (la Meloni, appunto) ben sapendo che, pubblicando un contenuto del genere sui social, avrebbe ottenuto una vastissima eco. E non solo in Italia. Anche all’estero dove il tema dell’aborto, dopo la sentenza che ha terremotato gli Stati Uniti, è tornato ad essere caldo. I Ferragnez non sono certo nuovi all’uso di questa strategia che, più che con la polemica, ha a che fare con il marketing. Anche Fedez l’aveva usata mesi fa per lanciare il suo ultimo album. E forse anche questo precedente dovrebbe suggerire ai tantissimi follower della coppia che le loro incursioni in politica hanno sempre un doppio fine.

Da trent’anni a questa parte siamo ormai abituati a intemerate di questo tipo. Gli influencer sono solo gli ultimi arrivati. Ogni volta il soccorso rosso di artisti, scrittori e cantanti si attiva per dare una mano ad una sinistra da sempre minoritaria nel Paese. Quest’anno sono scese in campo soprattutto (non a caso) le donne. Giorgia, Elodie e la Bertè hanno tutte picchiato duro contro la Meloni. Una violenza verbale che ricorda le crociate degli anti Cav di professione e, più recentemente, le furiose invettive contro Salvini. Anche in questo caso, esattamente come per la Ferragni, l’obiettivo non è mai il confronto politico ma la demonizzazione dell’avversario.

Quello che dovrebbe più preoccupare in questa campagna elettorale è che Enrico Letta e ilPartito democratico stanno usando lo stesso metodo della Ferragni e delle varie Elodie. Il leader piddì non sta infatti improntando la sua corsa alle urne sui temi. Sin dalle dimissioni di Mario Draghi ha puntato tutto contro un solo nemico, ovviamente la Meloni, che in termini di voti rappresenta il primo partito della coalizione, e ha preso a bombardarla quotidianamente montando pericoli e minacce inesistenti: il ritorno del fascismo, le ingerenze russe, la destabilizzazione dell’Unione europea. Tutte accuse pubblicamente smentite non solo dalla stessa Meloni ma anche dai fatti.

A un Pd in forte difficoltà nei consensi una strategia del genere serve a cementificare la base. Ma a caro prezzo. Il baricentro del partito si sposta sempre più a sinistra e viene sacrificato l’elettorato più moderato. È proprio per questo che nel programma Letta ha inserito i temi cari agli elettori più intransigenti: la patrimoniale, lo ius scholae, l’eutanasia e la liberalizzazione delle droghe. Una mossa che non solo non sta pagando in termini di sondaggi ma che sta anche creando non pochi malumori nel Pd.

Pubblicato da edizioni24

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