Parata Militare. L’omaggio di Mattarella alle Forze Armate: “risorsa di pace e libertà”

La parata del 2 giugno nel segno della pace, garantita dalla volontà e dall’impegno concreto degli uomini e degli Stati. Con l’imprescindibile contributo delle Forze Armate. Caratterizzato con l’adesione al Trattato del Nord-Atlantico sottoscritto fra Paesi amanti della libertà. Con la costruzione graduale e crescente della unità europea. E con la partecipazione all’Onu e alle sue iniziative. Dopo lo stop di due anni inflitto dalla pandemia di Covid torna la parata militare. Aperta dal consueto cerimoniale con il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ha deposto una corona d’alloro, con una novità: la presenza tra gli ospiti anche dei rappresentanti della sanità. E con una importante differenza rispetto alle celebrazioni degli anni passati: la guerra in corso tra Russia e Ucraina.

E allora, in testa allo schieramento di forze armate e ospiti istituzionali: i sindaci, riuniti sotto lo slogan “Insieme a Difesa della pace”. Parole che riecheggiano nelle prime dichiarazioni ufficiali del presidente della Repubblica intestate alla giornata del 2 giugno: «L’Italia e tutta la comunità internazionale, hanno un ruolo centrale nel favorire il dialogo». Parole affidate a un messaggio che Mattarella ha inviato al capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, e alle Forze armate. Riflessioni, messe nero su bianco, dal valore simbolico e istituzionale, che poi recitano: «La Repubblica è impegnata a costruire condizioni di pace e le sue Forze Armate, sulla base dei mandati affidati da Governo e Parlamento, concorrono a questo compito».

Un compito che oggi Mattarella torna a solennizzare pubblicamente nella cerimonia della parata militare nel rendere omaggio – accompagnato dalle alte cariche istituzionali civili e militari – con la rituale deposizione della corona d’alloro con nastro tricolore all’Altare della Patria. Con il sorvolo delle Frecce Tricolori nel cielo sopra Roma. Con la sfilata degli uomini in divisa in via dei Fori Imperiali. E, appunto, con le parole del presidente Mattarella che aprono la manifestazione del 2 giugno nel segno di un tributo lungo 76 anni: «I riconoscimenti che pervengono alle nostre Forze Armate sono la prova eloquente della qualità del loro impegno e della credibilità che si sono conquistati. Ai soldati. Marinai. Avieri. Carabinieri. Finanzieri. E al personale civile, di ogni ordine e grado giungano, in questo giorno di festa, l’apprezzamento e la gratitudine – ha sottolineato il Capo dello Stato – per il servizio offerto alla comunità».

Un tributo alla pace, quello che il Mattarella evidenzia nelle sue parole, ricordando emblematicamente come, in un momento come quello che stiamo vivendo in cui il conflitto divampa nel cuore d’Europa, «il nostro contributo – e in esso delle Forze Armate – alla causa della pace e della cooperazione internazionale si è caratterizzato con l’adesione al Trattato del Nord-Atlantico sottoscritto fra Paesi amanti della libertàCon la costruzione graduale e crescente della unità europea. Con la partecipazione all’Onu e alle sue iniziative». Dunque, il pensiero vola alla guerra in Ucraina, con Mattarella che a questo punto del suo discorso si è soffermato sull’«attuale contesto internazionale, che ci interroga profondamente su come sia possibile garantire oggi il bene indivisibile della pace. Le aggressioni ai civili. Le devastazioni delle città nel cuore della nostra Europa, che pensavamo appartenessero a un passato remoto, sono tornate ad essere la drammatica cronaca di questi giorni. Che ci ricorda come stabilità e pace non sono garantite per sempre».

«La pace – evidenzia Mattarella – non si impone da sola. Ma è frutto della volontà e dell’impegno concreto degli uomini e degli Stati». «Una pace – prosegue il Capo dello Stato – basata sul rispetto delle persone e della loro dignità. Dei confini territoriali. Dello stato di diritto. Della sovranità democratica; una pace basata sull’utilizzo della diplomazia come mezzo di risoluzione delle crisi tra Nazioni. E, infine, una pace basata sul rispetto dei diritti umani». «L’Italia e tutta la comunità internazionale – ha ricordato in conclusione il Presidente – hanno un ruolo centrale nel favorire il dialogo. Dobbiamo farlo uniti, insieme. La nostra esperienza ci ha mostrato come si possa costruire una convivenza stabile e duratura, anche all’indomani di conflitti sanguinosi. Lo ribadiamo oggi mentre siamo a fianco dell’aggredita Ucraina. La Repubblica è impegnata a costruire condizioni di pace e le sue Forze Armate. Sulla base dei mandati affidati da Governo e Parlamento, concorrono a questo compito».

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