Paolo Mieli a valanga contro magistratura e Bonafede: “Un mare di melma sommerge la magistratura. E Bonafede chiarisca su Di Matteo”

By Lucia Gallo (per ith24)

Basta avere buon senso e un briciolo di dignità per rendersi conto che quanto sta accadendo alla magistratura italiana fa veemente paura. Non tutta. Ma quella che conta.

E a mertere in fila gki episodi ci pensa Paolo Mieli, ricostruendole puntualmente, tutte le puntate dello scandalo che ha coinvolto la magistratura e più in generale la giustizia italiana nelle ultime settimane, e sul caso del pm Di Matteo, nota: “Beppe Grillo e i suoi seguaci – scrive Mieli – lo adulavano e annunciavano in ogni occasione che, fossero mai giunti al potere, lo avrebbero nominato ministro di Giustizia. Ma quando nel giugno del 2018 andarono al governo si dimenticarono di lui”.

Poi da parte di Bonafede ci fu l’offerta, subito ritrattata, del Dap. “Cosa indusse Bonafede a comportarsi in quel modo scortese con Di Matteo?”, chiede Mieli, riprendendo una domanda di Giletti “non impropria”, considerando i pregressi salamelecchi dei grilli al magistrato.

E ancora: “Cosa accadde quella notte di giugno del 2018? Ci fu qualche veto? Anche Bonafede poche domeniche fa telefonò in diretta a Non è l’Arena e non trovò spiegazioni convincenti al cambiamento di idea di due anni prima?”.

Poi Mieli passa al caso Luca Palamara e definisce quelle conversazioni un “mare di melma, che sta sommergendo l’ordine giudiziario”. E sottolinea che “il punto” di tutto sono “le correnti della magistratura che sono diventate qualcosa di assai anomalo”. “Non se ne conoscono più i motivi di differenziazione ideologica. Appaiono centri di potere e come tali si muovono”.

Infine: “A questo punto è chiaro che il problema non è più, come in passato, quello di porre rimedio a una subalternità alla politica. La politica è con le spalle al muro. Il potere sono loro, i magistrati che hanno in mano le correnti. Della crescita di questo potere hanno dato prova negli ultimi venticinque anni contribuendo non marginalmente a far saltare in aria i governi di Silvio Berlusconi e di Romano Prodi; mettendo alle corde Matteo Renzi e Matteo Salvini; infilzando una gran quantità di politici di calibro minore”.

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