Arcobelli intervista Barlaam: “Orgoglioso della disabilità, la mia vita sarà un fumetto”

By Sergio Arcobelli

L’Italia ripone nel nuoto le più grandi speranze di medaglia a Parigi. Dopo le 39 medaglie di Tokyo, la Nazionale paralimpica in corsia più forte del mondo punta a splendere sotto la Torre Eiffel. Fra le sue stelle c’è Simone Barlaam, il nostro Re Sole. Campione paralimpico nei 50 stile a Tokyo, il 24enne di Cassinetta di Lugagnano, nel Milanese, è affetto dalla nascita da una ipoplasia al femore.

Simone, è carico per questi Giochi?

«Sì. A Tokyo non è stato facile anche per le restrizioni Covid. A Parigi l’obiettivo è godermela».

Come ci arriva?

«Questo è stato un triennio di rinascita. Dove ho vinto molto, ma dove ho capito molte cose su di me, sui miei limiti e su cosa posso fare».

Il nuoto azzurro ha dettato legge agli ultimi Mondiali ed Europei.

«Si parla sempre di medaglie, ma non ci sono solo le medaglie dietro di noi, anche se quelle servono per raggiungere una platea più ampia».

L’Italia si presenta con la squadra più larga di sempre.

«Saremo tanti. Qui c’è un clima allegro, bello, di riscatto».

In squadra ci sarà anche Bortuzzo.

«A Manuel auguro il meglio. Ha tanti occhi puntati addosso, ma deve concentrarsi su quello che sa fare e basta».

Cosa significa per lei essere un’icona dello sport paralimpico?

«Fa piacere. È un onore e un onere che mi rincuora tanto».

Qual è il suo rapporto con la disabilità?

«Sono orgoglioso della mia gambetta, sono orgoglioso della mia disabilità. È una cosa che ho accettato col tempo, ma di cui vado molto fiero. Mi ha reso la persona che sono adesso».

Che consiglio darebbe ai bimbi con disabilità?

«Di accettarsi per come sono. Di usare un po’ di autoironia per sfondare la barriera iniziale che può essere posta dall’esterno. Di essere contenti di stare in questo mondo. E di avere tanta voglia di fare».

Se potesse esprimere un desiderio per gli atleti paralimpici?

«Che vengano visti veramente come gli olimpici».

L’acqua è il suo habitat?

«Da piccolino sulla terra ferma ero più goffo e maldestro. L’acqua mi permetteva di essere più leggero».

Era mai stato a Parigi?

«Sì, per operarmi e non perdere la gamba. Nel tempo libero andavo spesso a Montmartre. È una città a cui sono molto legato».

Ha qualche passione?

«Il disegno. Dopo Parigi vorrei creare un fumetto sulla mia vita. In futuro mi piacerebbe aprire una scuola d’arte».

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