Ong, Salvini a processo. Il pm incalza: “Diffamò la Rackete”. La difesa: “Niente offese, solo critiche su dati oggettivi”

Offesa o critica politica? Si gioca tutto qui il processo che si è aperto oggi a Milano e che vede Matteo Salvini imputato per diffamazione nei confronti di Carola Rackete la comandante della Sea Watch 3 che, con a bordo alcune decine di migranti, forzò il blocco imposto dalle autorità italiane a Lampedusa. In quell’occasione, la giovane tedesca speronò (impunemente) una motovedetta della Guardia di Finanza. Correva l’anno 2019 e Salvini, allora ministro dell’Interno, stigmatizzò a più riprese su Facebook il comportamento della Rackete, accusandola di esser «complice di scafisti e trafficanti».

Il leader leghista usò anche altre espressioni («sbruffoncella, criminale, ricca tedesca fuorilegge, delinquente, ricca e viziata comunista tedesca, zecca tedesca, comandante criminale») sulle quali il tribunale deciderà se idonee ad integrare il reato di diffamazione. Il duello giudiziario tra il Capitano Salvini e la Comandante Rackete ruota tutto intorno al diritto di espressione e a quello di critica. Per il difensore, l’avvocato Claudia Eccher, non c’è infatti alcun dubbio che sia così. In più, si tratterebbe di espressioni connesse all’attività di parlamentare di Salvini e quindi insindacabili. Significa che per farle entrare in un’aula di tribunale occorre l’autorizzazione del Senato.

«Le espressioni accese, iperboliche, sono connesse e funzionale di un messaggio politico di chiara scelta governativa sull’immigrazione», ha esordito l’avvocato, che ha chiesto il proscioglimento dell’ex-ministro.  Ha quindi spiegato che in politica «c’è un cambio di paradigma linguistico». Nel senso che «dai toni aulici si è passati al paradigma del rispecchiamento con frasi brevi, comuni, toni accesi». Di parere opposto il pm Giancarla Serafini, secondo la quale «le frasi contestate non attengono esattamente a un discorso di politica ma riguardano invece vere e proprie offese e attacchi alla persona». Per conoscere l’esito della contesa giudiziaria bisognerà attendere il 23 giugno, data della prossima udienza. Sarà in quella sede, infatti che il giudicedeciderà se dare ragione a Salvini o alla Rackete.

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