Omicidio Mollicone, in aula il perito mostra le prove che ha fatto riaperire il caso: “Serena colpita alla testa e poi soffocata”

Prima di essere stordita Serena Mollicone avrebbe lottato per difendersi. “Ci sono segni di colluttazione sul corpo”, ha detto il medico legale Cristina Cattaneo, direttrice del Labanof dell’Università di Milano, parlando in udienza durante il processo per l’omicidio della giovane di Arce, davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Cassino. La cosa si desume, ha aggiunto, dalle “tante contusioni” trovate sul corpo, in particolare sulle gambe e sul tronco. In base alla “distribuzione di alcune lesioni contusive conseguenti a piccoli traumi”, ha poi aggiunto Cattaneo, che sarebbero riconducibili a strattonamento.

L’anatomopatologa che ha realizzato la superperizia decisiva per la riapertura del caso, ha fornito ulteriori dettagli. Le fratture del cranio di Serena Mollicone dicono che c’è stato un “colpo contro una superficie ampia e piana”. La superficie piana sarebbe da ricondurre, secondo l’impianto accusatorio, a una porta della caserma dei carabinieri di Arce.

“Analizzando le fratture del cranio è emerso che nessuna delle lesioni è scomposta. Cosa che succede quando l’oggetto che ha provocato le fratture è una superficie piana grande. Inoltre tutte le fratture sono coerenti e possono essere state prodotte da un unico urto”.

Serena Mollicone potrebbe essere rimasta stordita da un colpo alla testa ma poi uccisa per asfissia, visto che fu trovata morta con un sacchetto di plastica in testa. È quanto ha spiegato in udienza, al processo, la professoressa Cattaneo. “Che il trauma cranico abbia provocato uno stordimento e poi la morte sia sopraggiunta per asfissia è un’ipotesi molto probabile ma non abbiamo gli elementi per dirlo con certezza”, ha sottolineato il medico legale, spiegando che “la morte per asfissia meccanica è una diagnosi che si fa per esclusione, è una causa di morte che lascia pochissimi segni”.

“Abbiamo ascoltato una verità etica e scientifica. La professoressa Cattaneo è sempre stata una grandissima donna, una grandissima scrittrice e una grandissima scienziata e quindi non possiamo che essere contenti. È una verità che ci provoca dolore ma detta con parole scientifiche chiare l’abbiamo accettata”. Lo ha detto lo zio di Serena Mollicone, Antonio, fratello del papà Guglielmo, morto il 31 maggio del 2020, a margine dell’udienza del processo per l’omicidio della giovane di Arce, che si è svolta davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Cassino. 

“La verità c’è da 20 anni, adesso si sta scoprendo di giorno in giorno, ma per noi non è mai tardi, possiamo anche aspettare ancora l’importante è che si proceda alla ricerca della verità”, ha aggiunto Antonio. “Certamente se Guglielmo fosse stato qui oggi si sarebbe commosso, avrebbe sofferto come noi”, ha concluso.

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