“Obbligo di riconoscerli”. Il valzer della Ue sui figli omogenitoriali, insorge la destra

L’Ue sventola la bandiera arcobaleno e ribadisce il proprio diktat agli Stati membri sui figli delle coppie omogenitoriali. Da Bruxelles parlano di “obbligo“, con buona pace delle legittime e differenti sensibilità nazionali sul tema. Ad affrontare l’argomento è stato il commissario europeo per la giustizia, Didier Reynders, rispondendo a un’interrogazione sui diritti delle famiglie arcobaleno in Italia promossa dagli eurodeputati del Movimento 5 Stelle. L’alto esponente della Commissione ha ribadito la linea stringente espressa dall’Ue, ma dalla maggioranza italiana di centrodestra non si è fatta attendere una rispettosa e altrettanto ferma replica.

In linea con la strategia per l’uguaglianza delle persone Lgbtiq 2020-2025“, si legge nella comunicazione del commissario Reynders, “la Commissione è in continuo dialogo con gli Stati membri riguardo all’attuazione delle sentenze della Corte di giustizia dell’Unione europea“. E ciò – ha affermato l’ex ministro degli esteri belga – “comprende anche l’obbligo per gli Stati membri di riconoscere i figli di genitori dello stesso sesso, ai fini dell’esercizio dei diritti conferiti dall’Ue“. La presa di posizione sollecitata dai Cinque Stelle ha chiaramente suscitato reazioni di rimbalzo nel nostro Paese, dove è in corso un acceso dibattito proprio sul riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali.

La risposta del commissario Reynders ha pertanto alimentato ulteriori frizioni. Secondo i Cinque Stelle, favorevoli al suddetto riconoscimento, il pronunciamento porrebbe fine alle “inutili e dannose polemiche di questi giorni“. Quella della Commissione – ha dichiarato l’eurodeputata pentastellata Tiziana Beghin – “sono parole chiare, inequivocabili, che non possono che andare nella direzione indicata dal Movimento 5 Stelle, nel rispetto dei diritti civili e del riconoscimento dei diritti dei figli delle coppie omogenitoriali“. Poi l’attacco politico al nostro esecutivo: “Lo spettacolo indecoroso a cui stiamo assistendo, ad opera di questo governo, merita di terminare e questa precisazione della Commissione europea ne è la giusta e sacrosanta parola finale“.

Ma la maggioranza di centrodestra non intendere indietreggiare e anzi rilancia la propria legittima posizione di prudenza sul tema “Rivendichiamo la posizione dell’Italia che non vuole fare nessuna discriminazione ma che, contrastando fortemente l’orrenda pratica dell’utero in affitto, non vuole offrire spazio a regolamentazioni che favoriscano questa scelta“, ha ribadito il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. “L’Italia è uno Stato sovrano che difenderà le proprie posizioni e valutazioni. Pertanto, con tutto il rispetto per il Commissario alla Giustizia, riteniamo che la difesa della genitorialità di un padre e una madre è un dato che appartiene al diritto naturale che precede qualsiasi regolamentazione italiana o europea”, ha concluso l’esponente azzurro.

E una stroncatura ancor più affilata al richiamo del commissario belga è arrivata dal senatore di Fratelli d’Italia Marco Scurria. “A una prima lettura delle dichiarazioni del commissario Ue, non vedo una diretta applicazione delle sue parole. Anzi, ci spieghi come è fattibile concretamente il riconoscimento dei figli di genitori dello stesso sesso, visto che il diritto di famiglia non è una competenza esclusiva dell’Unione europea e quindi ci sarebbero comunque problemi di conflitto con l’ordinamento italiano”, ha dichiarato l’esponente meloniano, che fa parte della commissione Politiche Ue che ha bocciato il regolamento europeo sul certificato europeo di filiazione.

“Fermo restando il divieto di discriminazioni e il rispetto del principio di uguaglianza che ovviamente non sono in discussione, restano in piedi tutte le obiezioni che abbiamo espresso contro il certificato europeo di filiazione”, ha aggiunto Scurria, sbarrando la strada a speculazioni politiche sulla linea adottata dal governo italiano.

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