“Non mi fermeranno”. Così la preside caccia l’artiglieria pesante sul gender nelle scuole

Su 1050 studenti, il ricorso alla “carriera alias” ne riguarda solo sei. Le proporzioni, da sole, basterebbero a ridimensionare la questione. A dimostrare, qualora ce ne fosse il bisogno, che il tema non è esattamente una priorità. Ma Maria Rosaria Cesari, preside del liceo Marco Polo di Venezia, ne ha fatto una battaglia di principio, come se la questione fosse di primaria importanza. Dopo aver introdotto nel 2021 un regolamento che consente agli studenti transgender del suo istituto di cambiare nome nei documenti interni all’ente scolastico, la professoressa intende difendere quella sua scelta controversa (se non altro dal punto di vista giuridico) contando sulla mobilitazione di tutti i docenti.

Mi sono presa qualche giorno, poi ho ritenuto di scrivere una circolare a tutti i docenti. E tutti insieme abbiamo deciso di respingere queste ingerenze gravissime“, ha tuonato la dirigente scolastica di origini leccesi su Repubblica, in riferimento ad alcune rimostranze ricevute prima dai movimenti Pro vita e poi da una sezione locale di Fratelli d’Italia. Sì, perché quella sua decisione di consentire le carriere alias a scuola non è piaciuta a tutti e a contestarla sono stati in particolare i movimenti contrari a scelte che potrebbero introdurre o legittimare le teorie gender tra i giovanissimi. In particolare, nella diffida inviata alla preside da Fratelli d’Italia, il partito menzionava alcuni articoli del codice penale e ipotizzava persino il reato di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici.

La carriera alias non è infatti prevista dalla legge e gli avversatori di questo protocollo sostengono la sua incompatibilità con alcune norme del codice civile e penale, ma anche con alcuni pronunciamenti della giustizia. Per questo, nella sua diffida, Fratelli d’Italia ha parlato di “progetto puramente ideologico che non ha scopo di inclusione bensì porterebbe solamente ad ulteriore confusione nei ragazzi e negli istituti“.

Il tema è chiaramente dibattuto e sul fronte politico sono la sinistra arcobaleno e il mondo femminista a reclamarne la diffusione anche nelle scuole superiori. A Venezia la preside Maria Rosaria Cesari non intende indietreggiare. “Abbiamo 1.050 studenti, ci sono 6 carriere alias. Ci sono altre ragazze e ragazzi che non chiedono l’attivazione formale, ma vivono questa loro identità di genere in maniera libera e chiara. Ciò che mi preme di far capire è che non c’è nessuna sostituzione di persona, come vogliono far credere i delegati di Fdi e le associazioni pro vita”, ha dichiarato la professoressa a Repubblica.

Ma, in generale, le perplessità mosse rispetto a questo protocollo sono comprensibili e legittime, anche rispetto a eventuali ricadute negative sulle dimaniche relazionali. La questione dovrà necessariamente passare dalla politica e intanto, a Venezia, la preside del liceo “Marco Polo” parla di strumento adottato “contro ogni discriminazione“. Nell’istituto veneto è in corso una vera e propria mobilitazione che sembra quasi sproporzionata rispetto alla portata della questione. “So che i docenti stanno preparando un documento, su cui raccoglieranno le firme. Qua facciamo squadra. Vogliamo difendere l’autonomia della della scuola, contro qualsiasi ingerenza. Questo non è negoziabile. Noi resistiamo”, ha assicurato la preside.

Pubblicato da edizioni24

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