Non c’è due senza tre. Lo sceriffo De Luca continua ad attaccare il generale Figliuolo e le divise: “Vada in giro in abiti civili”

E sono due. Anche De Luca oggi, come nei giorni scorsi la Murgia, sferra un insulso attacco a Figliuolo e alla divisa. E così, la rituale intemerata di De Lucastavolta centra nel mirino polemico del governatore il commissario Figliuolo. Al quale, sulla scia della “sparata” della scrittrice sarda, il presidente della Campania suggerisce di andare «in giro per l’Italia in abiti civili». «Quando si hanno funzioni civili – ha sostenuto De Luca nella sua bizzarra recriminazione – io credo che sia inappropriato andare in giro in abiti militari. Non solo per un’appropriatezza di funzioni. Ma perché questo rischia di determinare problemi delicati. Cioè rischia di scaricare questo comportamento sull’immagine delle forze armate la polemica politica: e questo è sbagliato. L’immagine dell’Esercito deve essere tenuta fuori dalle polemiche politiche. Ma quando si gestisce un piano di distribuzione diventano inevitabili i contrasti e le polemiche. E non è accettabile che questo possa avere ricadute sull’immagine delle forze armate. Ci vuole tanto a capirlo? Mi auguro che si correggano comportamenti inappropriati».

E due. A giudicare dalle parole di De Luca oggi, e della Murgia prima, se fosse per loro e per le loro paradossali considerazioni, che culminano in altrettanto incongruenti conclusioni, probabilmente il nostro esercito o non esisterebbe nemmeno. O, quantomeno, dovrebbero indossare abiti informali. E chissà, magari sostituire alte uniformi delle grandi occasioni istituzionali con abiti arcobaleno e tenute genderfluid.Ma insomma, chi stabilisce che devono essere i nuovi dogmi dei guru di sinistra a dover dettare regole e rivoluzionare costumi secondo i dettami di una mentalità radical chic di stampo dem, che tutto è, in questo caso, meno che politicamente corretta? E soprattutto, cosa può giustificare l’attacco sferrato su più fronti alla divisa e a ciò che rappresenta? Le argomentazioni portate avanti da entrambi i detrattori non solo non convincono. Ma proprio non rispondono all’inquietante interrogativo…

E infatti, nel caso dello stravagante suggerimento di De Luca a Figliuolo,tutto è perifrasticamente e incautamente indirizzato a un altro attacco. Quello del governatore in veste di rappresentante della sua Regione, al governo che, in materia di campagna vaccinale, secondo il presidente della Campania «dorme in piedi». E infatti, dopo diversi, strumentali riferimenti, De Luca tuona: «Il Governo avrebbe dovuto fare una cosa che non fa. Cioè approvvigionarsi di vaccini aggiuntivi. Ripeto la mia domanda al Governo e al commissario: perché continuate a dormire in piedi e non chiedete ad Aifadi valutare gli altri vaccini disponibili? Mi riferisco a Sputnik che potrebbe essere acquistato, oltre che dalla Regione Campania dal Governo italiano, in milioni di dosi da distribuire alle categorie economiche».

E ancora. «Se non abbiamo quantitativi non rilevanti di vaccini noi saremo sempre in difficoltà, ma il Governo dorme in piedi», ha aggiunto De Luca. Lamentando che «la Campania continua a registrare 200mila dosi di vaccino in meno rispetto alla sua popolazione. Il commissario di governo Figliuolo – ha ricordato De Luca– si era impegnato ad adottare la linea “un cittadino, un vaccino”. Avevamo espresso apprezzamento, ma abbiamo verificato che è passato il mese di aprile e non è successo niente. La Campania, regione con la più alta densità abitativa d’Italia e, nell’area metropolitana di Napoli, con la più alta densità abitativa d’Europa, ha 200mila vaccini in meno. È una vergogna», ha concluso De Luca. «È un atto di delinquenza politica».

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