[Non c’è dubbio e non si perda tempo] Servizi Segreti, 40 costituzionalisti scrivono a Casellati e Fico: “La presidenza del Copasir va a Fratelli d’Italia”

“La legge, i regolamenti e la prassi parlamentare richiedono che alla presidenza del Copasir sieda un rappresentante dell’opposizione (Fratelli d’Italia ndr), mentre dopo due mesi dall’insediamento del nuovo Esecutivo l’organo di controllo e garanzia dei Servizi di informazione e sicurezza continua ad essere presieduto da un esponente della maggioranza parlamentare”. Lo sottolineano 40 tra costituzionalisti, giuristi, docenti di diritto e scienza della politica, in una lettera-appello ai presidenti del Senato e della Camera, Elisabetta Casellati e Roberto Fico, che verrà presentata oggi alle 12 nella sala Nassyria del Senato.

Tra i firmatari del documento, sul quale si stanno raccogliendo altre adesioni, figurano l’ex presidente della Corte costituzionale, Antonio Baldassarre; i docenti di diritto costituzionale Alfonso Celotto, Tommaso Frosini, Fulco Lanchester e Alessandro Morelli; i politologi Piero Ignazi, Alessandro Campi e Gianfranco Pasquino.

Ai vertici di Palazzo Madama e di Montecitorio, gli autori del documento chiedono di assumere “tutte quelle iniziative necessarie, che, anche sulla scorta di analoghi precedenti, possano ripristinare le condizioni di legalità costituzionale nel superiore interesse del buon andamento dell’attività parlamentare”. E a proposito di precedenti, ricordano la permanenza di Massimo D’Alema alla guida del Copasir dopo la nascita del Governo Monti. Ma sottolineano che si tratta della “tipica eccezione che conferma la regola”

“Nelle democrazie pluraliste contemporanee -scrivono gli autori del documento- la separazione dei poteri, uno dei cardini dello Stato di diritto, si declina, necessariamente, anche come garanzia delle opposizioni e del loro ruolo costituzionale. La tutela delle minoranze costituisce, del resto, essenziale presidio della dialettica parlamentare e, dunque, del principio democratico”.

“In questo quadro si innestano le previsioni di rango legislativo, parlamentare e convenzionale che garantiscono adeguati spazi di partecipazione ai gruppi parlamentari di opposizione e la guida di alcuni fondamentali organi di garanzia. Per la stessa ragione, anche le fonti consuetudinarie e convenzionali che orientano le nomine e le elezioni dei componenti della Corte costituzionale e del Csm, conducono ad assetti concreti che prevedono la presenza all’interno delle stesse istituzioni di orientamenti culturali, visioni o sensibilità differenti e, dunque, a una composizione realmente pluralista”.

Perché la presidenza del Copasir deve andare a Fratelli d’Italia? “Si tratta di principi, di regole o, talvolta, di semplici ‘regolarità costituzionali’ che affondano le radici nell’inderogabile dovere costituzionale di solidarietà politica (articolo 2 Costituzione.), che impone a tutti i soggetti della Repubblica di sopire i conflitti e accantonare gli interessi di parte allorché siano in discussione le ‘regole del gioco’ e, dunque, i pilastri di quella reciproca fiducia su cui si regge ogni forma di convivenza organizzata”.

“Non a caso, del resto, per Costituzione (articolo 64, comma 1), i regolamenti parlamentari -ricordano ancora gli autori dellla lettera-appello- devono essere approvati con una maggioranza (assoluta) superiore a quella (semplice) per conferire o togliere la fiducia al Governo (articolo 94). In questo quadro, il legislatore ha inteso assegnare una precisa valenza costituzionale anche al ruolo dei rappresentanti dei Gruppi di opposizione in seno all’organo parlamentare a cui sono affidati i delicatissimi compiti di raccordo tra il Parlamento e il Sistema di informazione e sicurezza della Repubblica, tanto nella sua componente politico-governativa (presidente del Consiglio, eventuale Autorità delegata e ministri componenti del Cisr), quanto nella sua parte burocratico-amministrativa e operativa (Dis, Aise e Aisi)”.

“Come è noto, infatti, l’articolo 30 della legge 3 agosto 2007, n. 124, il Copasir è composto ‘da cinque deputati e cinque senatori, nominati entro venti giorni dall’inizio di ogni legislatura dai presidenti dei due rami del Parlamento in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari, garantendo comunque la rappresentanza paritaria della maggioranza e delle opposizioni e tenendo conto della specificità dei compiti del Comitato’. Inoltre, in base al terzo comma della medesima disposizione ‘(…) Il presidente è eletto tra i componenti appartenenti ai gruppi di opposizione e per la sua elezione è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti’”.

“In seguito alla formazione del Governo ‘Draghi’ e alla aggregazione dell’amplissima maggioranza parlamentare che sostiene lo stesso Esecutivo in entrambi i rami del Parlamento l’assetto garantista previsto in modo nitido dal legislatore risulta alterato. La legge, i regolamenti e la prassi parlamentare richiedono che alla presidenza del Copasir sieda un rappresentante dell’opposizione, mentre dopo due mesi dall’insediamento del nuovo Esecutivo l’organo di controllo e garanzia dei Servizi di informazione e sicurezza continua ad essere presieduto da un esponente della maggioranza parlamentare”.

“Anche i precedenti parlamentati confermano la regola”, scrivono ancora gli autori della lettera-appello. Evidenziano quindi quanto avvenne dopo la nascita del Governo presieduto da Mario Monti, sostenuto da un ampio schieramento di forze politiche, esclusa la Lega. Proprio per questo l’allora presidente del Copasir, Massimo D’Alema, rassegnò le dimissioni, in quanto espressione di un partito non più all’opposizione dell’esecutivo.

Successivamente “non si procedette al doveroso avvicendamento con un esponente della Lega, in quanto per decisione unanime dei Gruppi parlamentari (e, dunque, anche del Carroccio) si ritenne di derogare alla regola confermando alla presidenza D’Alema”.

Un caso che secondo gli autori della lettera-appello a Casellati e Fico “costituisce, la tipica eccezione che conferma la regola”, anche perché, a differenza della situazione attuale, la vicenda “riguardava, comunque, Gruppi parlamentari che si confrontavano con un governo ‘tecnico’ e non ‘politico’)” e si trattò “di una specifica applicazione del principio consuetudinario del diritto parlamentare conosciuto come nemine contradicente. Infatti, in conformità alla richiamata regola consuetudinaria -fondata sul presupposto della cosiddetta disponibilità del diritto parlamentare- in assenza di obiezioni e, dunque, all’unanimità, è possibile operare in deroga delle norme dei Regolamenti di Camera e Senato”.

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