Nina Z intervista Daniele sul funzionario spione: “La curiosità è donna, diventa uomo se spinta da un certo interesse”

Intervista a cura di Nina Z

Resta un punto interrogativo il motivo per il quale il bancario pugliese ha compiuto queste incursioni nei conti di migliaia e migliaia di persone, tra cui personaggi dello spettacolo e soprattutto politici, quale quello della Premier Giorgia Meloni.

Quale potrebbe essere a par suo, la ragione?

La curiosità di solito è donna, diventa uomo se spinta da un certo interesse, economico. Non penso che il bancario pugliese di Intesa San Paolo si esponeva al rischio di essere scoperto e licenziato, cosa che di fatto è accaduta, nonché di essere incriminato, per pura curiosità, ovvero per soddisfare il mero gusto di sapere come questi famosi gestivano i loro soldi.

Si è esposto dietro compenso?

Beh, non penso soffrisse della sindrome della portinaia, che lo costringeva irresistibilmente a conoscere gli affari altrui. Né si sarebbe esposto, tenendo famiglia, come si usa dire, al pericolo di finire con le pacche nell’acqua, cosi. Per sfizio. La curiosità negli uomini è come una molla, scatta all’odor di interesse. Ma qui parliamo di un comportamento reiterato, sistematico, di una media di una decina di accessi illeciti al giorno per un totale di circa 3500 nel giro di due anni. Attività, peraltro, che richiede impegno, tempo. Lo spione ha agito da un altro tipo di interesse che non può essere che quello per cui tutti gli esseri umani agiscono, giungendo al punto di realizzare reati. Sospetto che l’uomo abbia tratto un qualche vantaggio, o beneficio di una qualche natura, che suppongo materiale, da quest’opera quotidiana parallela alle sue mansioni presso l’istituto.

È una ipotesi molto rilevante.

Certo. Infatti, il mio pensiero contribuisce anche la circostanza, che andrebbe enfatizzata poiché rilevante, consistente nel fatto che i politici presi di mira, ossia le vittime di questo spionaggio bancario, sono tutti individui che lavorano all’interno delle istituzioni della nostra Repubblica nell’area di centrodestra. Nella lista degli spiati, insomma, non vi è un politico di sinistra ad esclusione del presidente di Regione Puglia Michele Emiliano.

Osservazione non da poco conto. Giusto sottolineare ancora come è opportuno che sia? Quindi è politica?

Questo elemento conferisce a questa vicenda una connotazione prettamente politica. Dietro l’impiegato potrebbe esserci un mandante, o un gruppo di mandanti, i quali miravano ad ottenere informazioni private relative alle tasche di politici, tra cui la stessa premier Meloni, e magistrati.

C’è da preoccuparsi?

Allora, ti dirò, se fosse accaduto a me, non mi sarei allarmato in quanto, se una persona violasse la privacy del mio conto corrente, non potrei starci male, il mio conto è ai gradi di Bolzano, a starci male sarebbe lei. Tuttavia riconosco che essere indagati in tale maniera criminosa possa non soltanto dare fastidio a molti ma oltretutto, nel caso specifico, configurare un reato gravissimo ai danni dello Stato, proprio perché i bersagli erano, e sono, in gran parte soggetti politici, soggetti politici che fanno parte della maggioranza che attualmente governa il Paese.

Bisognerebbe risalire ai mandanti?

Quanto accaduto è gravissimo, e i fatti vanno approfonditi nel migliore modo possibile, con rigore, serietà e intransigenza, e che si risalga ai cospiratori, a chi ha chiesto al bancario questo genere di servizio. In fondo, se riflettiamo con serietà, cosa diavolo se ne sarebbe fatto di queste informazioni? A qualcuno servivano, a qualcuno, o a qualcosa, erano utili. Che l’indagato si penta. Oggi pentirsi è diventato una moda. Dovrebbe sputare il rospo e trattare con la Procura, anche perché ormai è rovinato e gli conviene.

Cosa dovrebbe fare la Procura?

Di certo non spetta a me consigliarlo. Si cominci, ad esempio, con il visionare il conto del bancario, cosa che sarà già stata ampiamente fatta e ad analizzare il suo stile e il suo tenore di vita. Qualche cosa di sporco e di strano credo proprio che si troverà.

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