Niente arresto per la P38, la band che inneggia alle Br

Niente domiciliari per la band che inneggia alle Brigate Rosse. Lunedì il Tribunale del riesame ha respinto la richiesta della Procura di Torino di mettere agli arresti domiciliari i quattro componenti del gruppo musicale P38 – nome legato all’arma utilizzata dai gruppi armati extraparlamentari durante gli Anni di piombo – tutti indagati per istigazione a delinquere. Conosciuti come Astore, Jimmy Pentothal, Dimitri e Yung Stalin, i membri della band sono noti per le canzoni che riconducono al terrorismo rosso e per un video in cui i volti di diversi politici – Giorgia Meloni e Matteo Salvini compresi – compaiono al centro di un mirino.

I pubblici ministeri avevano già chiesto gli arresti domiciliari per i componenti della P38 nel corso degli scorsi mesi, ma lo scorso 3 novembre l’ufficio del gip aveva dato parere contrario. I quattro artisti restano indagati a piede libero. Soddisfazione da parte degli avvocati difensori del gruppo:“La decisione del tribunale del riesame di Torino riflette quella del gip sull’inconsistenza del reato di istigazione alla luce sia delle condizioni personali dei nostri assistiti sia al contesto in cui operano, che è artistico e non di propaganda politica”, le parole del legale Niccolò Vecchioni.

Affiancato da Francesco Romeo, l’avvocato della P38 ha presentato una propria memoria in cui viene evidenziato che i brani della P38 “fanno espresso riferimento a un determinato immaginario politico-ideologico per farne un impiego volutamente dissacrante, iperbolico e ironico, oltre che fortemente polemico nei confronti dell’industria musicale ‘trap’ contemporanea”. Insomma, si tratterebbe soltanto di una sorta di critica al genere in cui si parla di droghe e violenze contro gang rivali o forze dell’ordine: “È lampante l’intento di emulare le farneticazioni tipiche della trap in chiave polemica e iperbolizzante, arricchendole di inediti riferimenti a un contesto del passato. Un’attività demitizzante di un tabù (‘gli anni di piombo’) del quale si offre un’interpretazione volutamente critica e provocatoria”.

La bandiera delle Brigate rosse, l’album di debutto intitolato “Nuove Br”, il gesto delle tre dita che rappresentava la P38. I quattro indagati si rifanno all’immaginario della sinistra estrema, con testi che evocano ideali e orrori rossi degli anni Settanta e Ottanta, tra rapimenti, gambizzazioni ed esecuzioni. I titoli delle loro canzoni più famose sono emblematici: “Primo comunicato”, “Gulag II”, “Giovane Stalin”, “Bocconibrucia”. Una volta indagati con ipotesi di reato piuttosto pesanti, i giovani hanno tenuto a precisare di non sperare nel ritorno della lotta armata: “Stiamo maldestramente cercando di fare qualcosa d’artistico. Che ha, ovviamente, una connotazione politica, come qualsiasi opera artistica”.

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