Migranti, il Viminale resta fermo sulle priorie idee, e sui porti: Bari e Salerno per alleggerire la Sicilia

Dopo la francese Geo Barents, dunque, è approdata anche la tedesca Humanity 1. La prima a Salerno, dove sono scese 248 persone. E la seconda a Bari, dove sono sbarcati 261 migranti, di cui 93 minorenni, 140 uomini e 28 donne. Le Ong che battono bandiere diverse da quelle italiana fanno rotta sempre e comunque sulle nostre coste, che direzione e sbarchi indicano come quelle che scafisti e organizzazioni umanitarie hanno eletto a loro sede naturale di sbarco. Solo che, tanto naturale non può più essere considerata, stante le criticità di strutture e capitale umano chiamato a un’accoglienza straordinariamente massiva e ininterrotta, che da anni ormai, specie in Sicilia, sta richiedendo a operatori addetti all’ospitalità e residenti di vivere da in uno stato di emergenza continua.

E allora, salvaguardia sì, ha chiarito il ministro Piantedosi. Ma dirottando anche verso strutture di prima accoglienza meno intasate. Ossia oltre la Sicilia e il suo corollario di isole. Di qui, dunque, l’assegnazione degli approdi campani e pugliesi quali “porti sicuri”. Ma senza che la cosa indichi un cambio di strategia. Perché su questo il Viminale è stato molto chiaro: accoglienza di salvataggio sì, ma senza far entrare chiunque, sempre e comunque, no. E non ci sarà nessun dietrofront rispetto a questa linea di demarcazione rispetto al passato, più o meno recente. Dopo l’ok agli sbarchi per Humanity 1 e GeoBarents, infatti, il Viminale ha puntualizzato che la «linea non cambia».

E se fonti del ministero hanno tenuto soprattutto a ribadire che è stato dato «via libera all’approdo delle navi perché l’approssimarsi del maltempo e le condizioni del mare avrebbero a breve esposto le persone a bordo a rischi», non è escluso nemmeno che in futuro – meteo permettendo – l’eventuale richiesta di sbarco possa far dirottare le navi delle Ong verso altre mete. In sintesi: la scelta di Salerno e Bari è stata varata per alleggerire le strutture siciliane al collasso. Ma anche per indurre le navi delle Ong a variare itinerari e teatro operativo. Un’impresa ardua a giudicare dall’andazzo, ma non impossibile.

Tanto che, proprio nell’edizione odierna, Libero quotidiano riferisce indiscrezioni raccolte da fonti ministeriali, secondo cui la strategia del governo sulla lotta ai mercanti di esseri umani, oltre che nelle sollecitazioni veementi rivolte all’Europa potrebbe cominciare a coinvolgere anche i nostri buonisti dem: a partire dai sindaci di sinistra pro-accoglienza coatta, ma più teoricamente – a livello di slogan e spot propagandistici – che metodologicamente. E, come, lo spiega appunto Liberodelineando un retroscena che potrebbe tradursi in pratica operativa.

Sollecitando, per esempio, quegli amministratori che tifano indefessamente per l’accoglienza, offrendo sponda ad altri Paesi: a partire dai Paesi partner della Ue. Il che – sottolinea Libero – «oggettivamente non aiuta a rendere visibile un’Italia che pone all’Europa il problema immigrazione in maniera unitaria». «Sono quelli che – prosegue il quotidiano diretto da Sallusti – si sperticano in appelli a spalancare le frontiere. Nello stesso momento in cui l’Italia si sgola a dimostrare di essere allo stremo. E le polemiche degli scorsi giorni con la stessa Francia stanno a dimostrare che si sta per superare il livello di guardia consentito: l’Italia non può essere il campo profughi d’Europa».

E allora, che succederebbe se il ministro decidesse di inviare proprio ai sindaci dem, fan dell’immigrazione selvaggia per nascita ideologica e marchio buonista, i prossimi migranti in arrivo? Perché ci sembra di ricordare, che quando si ventilò, e solo in via puramente teorica, di destinare qualche gruppuscolo sparuto di migranti in quel di Capalbio, le levate di scudi di vacanzieri radical chic e amministratori belligeranti non mancarono… E non mancherebbero neanche stavolta magari… Così, Liberopropone quale divertente esempio, a partire dal sindaco della capitale.

«Roberto Gualtieri ad esempio – scrive Libero –. Ad agosto dello scorso anno, il sindaco di Roma fu esplicito nel suo programma per le amministrative di ottobre: “C’è un punto dedicato alle politiche dell’accoglienza e dell’integrazione, che una grande capitale come Roma deve svolgere. È miope e sbagliato non farlo. Vogliamo che Roma sia aperta, inclusiva e solidale”. Se Piantedosi lo rilegge magari manda qualche nave a Ostia e Fiumicino in direzione Capitale. E i residenti nella città eterna sapranno chi ringraziare, il loro sindaco accoglione».

Lo stesso dicasi per il primo cittadino di Milano, Beppe Sala, che inneggiando ad accoglienza e Ong, nel gennaio del 2019 – scrive sempre Libero – ebbe a dire: «Essere una città aperta e internazionale significa anche accogliere chi scappa dal proprio Paese per fuggire alle guerre o decide di costruire qui un futuro migliore per sé e per la propria famiglia». Un invito neanche troppo tra le righe ad ospitare all’ombra della Madoninna altre migliaia di clandestini, se mai i tanti già presenti non fossero abbastanza…

Piantedosi non disperi insomma. Ci sarebbe anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella, che potrebbe arrivare a «promettere di trovare uno spazio per un centro rimpatri in Toscana, nell’area metropolitana di cui è sindaco. Magari per l’accoglienza invece può proporre proprio Cabalbio…». E infine, quando tutto manca, c’è pur sempre Massimo Mulas, sindaco di Porto Torres in Sardegna, che già a novembre offrì il porto della città che amministra alla Ocean Viking, che poi proseguì invece verso la Francia. Il ministro potrebbe dirottare lì i migranti in arrivo sistematico. La pazienza è al limite. E dal ministero, secondo Libero, la misura è colma…

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