Migranti, Casarini caccia i muscoli e pretende di dare lezioni al Viminale

Luca Casarini, capomissione di Mediterranea Saving Humans, leader dei disobbedienti e paladino dei profughi caro alla sinistra buonista ed estrema – ma solo i migranti che arrivano via mare, visto il suo esiguo coinvolgimento umanitario sul fronte ucraino – coinvolto in prima persona nel business degli immigrati. E indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con tanto di provvedimento di sequestro della sua nave, la Mare Ionio, con l’inchiesta della Procura di Ragusa sulla Ong Mediterranea e la sua nave, che pattuglia il mare nostrum alla ricerca di migranti in difficoltà. Oggi con le Ong che imperversano in tutto il Mediterraneo, e in giorni di sbarchi a profusione sulle nostre coste, torna a voler dettare legge sul campo. E parlando con l’Adnkronos torna a inveire sul Viminale, rispolverando toni aggressivi e lessico intimidatorio.

Una sceneggiatura ampiamente nota la sua, sperimentata contro il nemico di sempre Matteo Salvini, e che oggi l’ex leader no-global torna a proporre contro il neo titolare del Viminale, Matteo Piantedosi, intervenuto in queste ore sull’obbligo per le navi umanitarie di coordinarsi con i Centri del soccorso marittimo degli Stati. La causa che Casarini vuole sposare? Soprattutto inscenare la solita sceneggiata e cavalcare l’onda in nome della nuova “ondata” di arrivi. Sbraitando: «Il ministro dovrebbe stare attento e studiare un po’ meglio le convenzioni internazionali, soprattutto quelle che riguardano la sicurezza in mare»…

Non solo: recidivando il caso di Cicero pro doma sua, il professionista della contestazione e dell’insulto, sempre ai microfoni dell’agenzia stampa ha sostenuto pure: «L’Italia è il place of safety più vicino rispetto alle operazioni di soccorso». Discettando a stretto giro e rilanciando, tra un consiglio e un’avvertenza veemente, su convenzioni e norme internazionali. Bandiere, vessilli e codici in pillole. Un protagonista a tutti i costi della rivendicazione irruenta. Un uomo “prezzemolo” della protesta. Un instancabile organizzatore di eventi e disordini di piazza.

Un attivista di lungo corso con un curriculum che, dalla piazza infuocata del G8 di Genova, alle aule del Palazzo – dove è entrato nel 1999 in veste di consulente dell’allora Ministro per la Solidarietà Sociale Livia Turco nel primo governo Prodi – è passato alle contestazioni contro le agenzie di lavoro interinale. Approdando alle battaglie a capo degli attivisti del momento contro i fautori dei centri di permanenza temporanea. Come dalla levata di scudi contro la Costituzione europea, a quella sulle milizie in Afghanistan e in Iraq. Con intermezzi impetuosi allestiti per le iniziative contro i numerosi vertici internazionali. I treni ad alta velocità. E chi più ne ha, più ne metta. Fino ad oggi, che è tornato a fare la voce quando ancora deve fornire risposte e spiegazioni su altre “cause” (intese in senso lato)…

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