Meloni sul terrorismo: “Restano pagine oscure, bisogna proseguire sul cammino della verità”

Con la deposizione di una corona di fiori in via Caetani, nel luogo in cui fu ritrovato il corpo di Aldo Moro, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha reso omaggio alla memoria del leader Dc, rapito e ucciso dalle Brigate rosse 45 anni fa. La commemorazione ha di fatto aperto anche le cerimonie per la celebrazione della Giorno in memoria delle Vittime del terrorismo, che non a caso ricorre il 9 maggio. Con il Capo dello Stato erano presenti il presidente del Senato, Ignazio La Russa, il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il vicepresidente della Regione Lazio, Roberta Angelilli, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Nel suo messaggio per la giornata, il premier Giorgia Meloni ha sottolineato la necessità di «illuminare» le pagine di quella stagione «rimaste ancora troppo oscure».

«Il 9 maggio di 45 anni fa, cinquantacinque giorni dopo il suo sequestro e la strage di via Fani, le Brigate Rosse uccisero Aldo Moro. Il terrorismo toccò il suo punto più alto di aggressione allo Stato, colpendo al cuore le Istituzioni democratiche e scrivendo una delle pagine più cupe della storia della nostra Repubblica», ha ricordato Meloni. «Il barbaro assassinio di Moro – ha detto ancora il premier – ferì profondamente la Nazione e ne lacerò il tessuto sociale, ma il popolo italiano seppe reagire mostrando unità e coesione. Quell’unità e quella coesione senza le quali lo Stato non avrebbe avuto la forza necessaria per combattere e sconfiggere il terrorismo e l’eversione».

«Oggi l’Italia celebra il Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo interno e internazionale e delle stragi di tale matrice e si stringe ai famigliari e ai cari di ognuna di loro. L’impegno per non dimenticare quanto accaduto non deve mai esaurirsi, ed è preciso dovere delle Istituzioni – ha concluso Meloni – proseguire anche sul cammino della verità per illuminare quelle pagine rimaste purtroppo ancora oscure e che attendono di essere conosciute pienamente». Il premier già in passato ha sottolineato la necessità di fare chiarezza sulle pagine più buie della storia italiana, anche desecretando atti ancora coperti, come sta avvenendo nel caso per esempio dei documenti che lambiscono la vicenda dei giornalisti uccisi in Libano nel 1980.

«Quello delle Brigate Rosse fu un attacco allo Stato che puntava a destabilizzare la vita democratica italiana. Un attacco che ha segnato profondamente la politica e la storia del nostro Paese», ha sottolineato anche La Russa, ricordando gli agenti della scorta di Moro uccisi durante il rapimento: Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi e Raffaele Iozzino. «Ma da quegli stessi giorni così tristi, quando l’Italia era sull’orlo del baratro, lo Stato ha saputo risollevarsi, dimostrando coraggio e forza. Ed è anche con questo spirito di orgoglio – ha concluso La Russa – che oggi rendiamo omaggio alle vittime del terrorismo».

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