Meloni chiude la festa di Fratelli d’Italia tra ovazioni e applausi: “noi come il nano Gimli di Tolkien… Il 2023 riporterà l’ottimismo agli italiani”

Accolta da un’ovazione, dai saluti di Silvio Berlusconi e di Matteo Salvini, dall’abbraccio metaforico dei tanti militanti che la vedono come punto di riferimento, Giorgia Meloni ha concluso la festa per il decennale di FdI elogiando e ringraziando la classe dirigente che ha organizzato la kermesse di Piazza del Popolo. E augurando un po’ più di ottimismo agli italiani e all’Italia per l’anno nuovo. «Cresciamo più di Francia, Germania e Spagna nell’ultimo trimestre, possiamo farcela».

Rispondendo alle domande di Roberto Inciocchi (Sky Tg24) Meloni è tornata al 2012, quando iniziò la scommessa di Fratelli d’Italia. “Cosa direbbe alla Giorgia Meloni di dieci anni fa?”, le ha chiesto Inciocchi. Lei scherza: “Le direi fatti gli affari tuoi…”. Quando è nata FdI tanti scommettevano sul fatto che il partito non sarebbe sopravvissuto – ricorda ancora – e cita una frase dal Signore degli Anelli, quella del nano Gimli davanti alle sfide impossibili. “Certezza di morte, scarse possibilità di riuscita, che cosa stiamo aspettando?”. E la scommessa fu “di fare politica privilegiando ciò che era giusto rispetto a ciò che era utile al tuo destino”. Una scommessa che dato frutti rigogliosi.

Il momento più difficile? “Chiedimi qual è stato quello facile – risponde – per noi di facile non c’è stato mai niente. Eravamo come il criceto nella ruota, non riuscivi mai a vedere i risultati di quello che stavi facendo. Sapevo però che per noi sarebbe stato più difficile arrivare al 5% di quanto non fosse dal 5% arrivare molto più avanti”. E confessa di avere pensato di mollare, di dare le dimissioni se alle europee del 2019 FdI non avesse superato la sogli di sbarramento. FdI raggiunse il 6,4%. Com’è stato possibile? Giorgia meloni ricorda una frase da lei pronunciata al congresso di FdI di Trieste: “Noi siamo un capriccio della politica. Hanno tentato di appiccicarci tante etichette, ma noi siamo una proposta politica e culturale troppo profonda per essere esaurita in una etichetta. Noi non siamo diversi da quello che eravamo ma siamo molto diversi da quello che altri volevano raccontare di noi”.

Meloni si dice poi fiduciosa sulla durata del governo. “Tra 5 anni non penso di essere rieletta, magari mi riprendo la mia vita. Ma per ora non farò le cose guardando i sondaggi ma i dati su pil, ricchezza, occupazione, su quanti figli si fanno. Difende la manovra perché, benché approvata in dieci giorni, contiene gli impegni presi con gli elettori. “Ma non temo la piazza, io che ho organizzato tante manifestazioni…”. Respinge però le critiche di Confindustria: mi devono dire dove trovare le risorse per fare di più. E quelle dei sindacati. “Ho trovato bizzarre le posizioni di alcuni sindacati. La Cgil dice che è una manovra contro i poveri, poi difende il Pos e dice che è discutibile la scelta di indicizzare di più le pensioni minime piuttosto che quelle alte, è una cosa che da un sindacato di sinistra non mi aspetterei”.

Parla della questione dei migranti e dei rapporti con la Francia. Se il prossimo consiglio europeo – spiega – “sarà dedicato alle rotte migratorie e alla difesa dei confini esterni. Questo lo si deve al fatto che l’Italia ha smesso di accettare supinamente qualcosa di inaccettabile, e cioè che l’Italia fosse l’unico porto di sbarco. E ha alzato la testa”. La redistribuzione dei migranti – ha continuato – non è la soluzione. “In cambio di che cosa i migranti verrebbero redistribuiti? C’è un accordo tacito ed è quello che l’Italia sia l’unico porto di sbarco. E allora non trovate forte la reazione della Francia di fronte alla prima nave Ong che arriva in Francia? 230 persone a fronte della 94mila arrivate in Italia da inizio anno. L’ho chiesto al Pd in aula e mi hanno risposto di no perché loro ritengono che gli italiani non hanno gli stessi diritti degli altri”. E poi basta “chiedermi se non sono andata al vertice di Alicante perché c’era Macron, mica siamo alle elementari…”. E ancora: “Ho saltato il vertice di Alicante, quello dove dicevano non ero andata per non vedere Macron, perché non ho più l’età per indossare con quattro gradi un vestito a spalle nude come alla Scala a Milano, e ho preso a febbre”.

La querela a Saviano? “Non la ritiro – ha detto tra gli applausi – io ho querelato Saviano da leader dell’unico partito di opposizione. Non la ritiro non perché io non sia avvezza alla critica. Ma Saviano mi ha dato della bastarda affibbiandomi la responsabilità della morte di un bambino in mare. Per me è un’accusa infamante. Chiedo alla magistratura se è così. Io non voglio politicizzare la questione. Questo lo sta facendo Saviano. Io da cittadina ho querelato un altro cittadino. Io rispetto tutti e gli altri devono rispettare me. E’ finita l’Italia in cui chi è di centrodestra ha meno diritti di chi è di sinistra. Nessuno è al di sopra delle legge, tutti si devono assumere la responsabilità di quello che fanno”.

Il dl rave? “Lo rifarei sicuramente. E’ una cosa che volevo fare”, rivendica Giorgia Meloni. Con la norma contro i rave abusivi, tutti – sottolinea la premier – possono fare quello che vogliono rispettando le regole, “ma non puoi più organizzare rave illegalmente: paghi le tasse, chiedi le autorizzazioni… fai tutto quello che devono fare i poveri cristi”. Poi la provocazione: i rave “non hanno il Pos, come si fa a pagare con la carta di credito se non c’è il Pos ai rave party? Ci sono delle contraddizioni surreali. E’ finita l’Italia dello Stato che si accanisce sulle persone perbene. E’ finita. Adesso anche l’Italia si fa rispettare”.

Le battute finali sono state dedicate al candidato alla presidenza del Lazio. Sulla scelta del candidato “non sciolgo oggi il nodo – ha detto Meloni –  ma chiaramente l’indicazione del candidato alle regionali spetta a Fdi. Tengo molto anche al fatto che ci sia un nome condiviso dagli alleati” per cui “domani farò una rosa di tre nomi agli alleati ed entro lunedì annuncerò il nome del candidato alla presidenza della Regione Lazio”.

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