Meglio tardi che mai. Libia, i pescatori sono liberi. “La passerella di Conte e Di Maio a Bengasi non poteva mancare”

Dopo oltre 100 giorni di attesa, finalmente, i 18 pescatori di Mazara del Vallo sequestrati in Libia sono liberi. La notizia è trapelata e inizialmente ha trovato conferma nelle parole dei familiari. Dunque, non era stata ancora ufficializzata quando si è saputo che il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio si erano già messi in viaggio alla volta di Bengasi.Con una rapidità d’azione che apparsa un po’ sospetta. In questi lunghi mesi di detenzione dei pescatori, infatti, il governo non mai è apparso così solerte come in questo momento in cui si è offerta una “passerella”. Per altro, non del tutto esente da rischi.

Non a caso, in Italia, prima di festeggiare davvero si aspettava che l’operazione fosse conclusa, come ha sottolineato il sindaco di Mazara, Salvatore Quinci. Gli stessi Di Maio e Conte, che con l’occasione si è anche smarcato dal complicato vertice con Matteo Renzi e la delegazione Iv previsto in mattinata, prima di ripartire per Roma, hanno atteso che i pescatori fossero in viaggio sulle loro imbarcazioni, incontrando anche nel frattempo il generale Khalifa Haftar.

Dunque, il sospetto è che tanta solerzia nel prendere il volo da parte di Conte e Di Maio sia stata dettata da ragioni di visibilità e opportunità politica. Per salvarsi la faccia dopo le lungaggini per la liberazione. La conferma di una volontà di “mettere cappello” su una vicenda, a ben vedere, poco dignitosa per l’esecutivo è arrivata a stretto giro. “La liberazione dei pescatori a Bengasi è il risultato di mesi di lavoro silenzioso del Presidente Conte e del Ministro Di Maio con l’intelligence e la rete diplomatica in Libia”, ha commentato il sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano del M5S, in buona compagnia di altri esponenti grillini.

Ma come sia andata in questi oltre tre mesi non si cancella con una foto ricordo dei pescatori liberi postata sui social dalla Libia, come ha fatto Conte. “Dopo 106 giorni oggi forse il governo riuscirà a liberare i nostri pescatori trattenuti in Libia. La Turchia per i suoi ci ha messo 5 giorni. Speriamo che questa vergogna finisca e nessuno abbia l’indecenza di vantarsi di aver liberato i nostri pescatori con 100 giorni di ritardo”, ha scritto su Twitter la leader di FdI Giorgia Meloni prefigurando già quello che sarebbe avvenuto dalle parti di Palazzo Chigi.

Matteo Salvini, poi, sulla vicenda è intervenuto in aula al Senato, dove la notizia ha fatto irruzione nel pieno della discussione sul Dl Sicurezza. “Con comodo…”, ha detto Salvini, ricordando il lungo tempo intercorso per la liberazione. E sottolineando che “questa operazione non è stata portata avanti da parte politica, ma da servizi di 007 che vigilano sulla sicurezza del paese”. Per questo motivo “questo tipo di operazioni si annunciano a pescatori rientrati in Italia”, ha aggiunto il leader della Lega, sottolineando che Rocco Casalino e “la smania di comunicazione” rischiavano di metterla a rischio. Anche Antonio Tajani ha rimarcato il successo dovuto “al lavoro dell’intelligence”, affiancandolo anche alle “pressioni dell’opinione pubblica e della politica

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