Maxisequestro nel casertano a 2 imprenditori collusi con i clan

By Maria Paola Oliva (Giornalista)

Un’operazione avviata dal Comando provinciale della guardia di finanza di Bologna, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.), che ha interessato poi il Sud e anche la provincia di Caserta. Infatti i finanzieri bolognesi, con il supporto dei militari in forza ai Comandi provinciali di Napoli, Caserta, Benevento e Cosenza, hanno dato esecuzione a un provvedimento emesso dalla Corte d’Appello di Napoli e confiscato un ingente patrimonio di società operanti nei settori dell’edilizia e immobiliare, per un valore complessivo di circa 100 milioni di euro. I beni sottoposti a vincolo sono risultati nella disponibilità di due imprenditori di origine campana, condannati in via definita, a vario titolo, per concorso esterno in associazione per delinquere di tipo camorristico e trasferimento fraudolento di valori anche aggravato dal cosiddetto “metodo mafioso”.

Il provvedimento di confisca eseguito da militari del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bologna, rappresenta l’epilogo di articolate e complesse indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli, originate all’esito di un monitoraggio di investimenti immobiliari “sospetti” effettuati in Emilia-Romagna, in località delle province di Bologna e Ravenna, da soggetti apparentemente privi di qualsiasi capacità reddituale. In particolare, le investigazioni hanno consentito di documentare un complesso di società – formalmente intestate a soggetti compiacenti, ma di fatto “gestite” dai due imprenditori campani (già ristretti presso le case circondariali di Santa Maria Capua Vetere e Secondigliano) – strumentalmente impiegate per operazioni speculative immobiliari al fine, tra l’altro, di agevolare gli investimenti di alcuni clan e il reimpiego di provviste illecite, in maniera da consentire alle stesse organizzazioni criminali di trarre ingenti guadagni.

La sinergia operativa instauratasi tra impresari e sodalizi criminali ha consentito ai primi di rafforzare il proprio dominio economico e ai secondi di conseguire cospicue risorse da distribuire all’interno dei clan. Questi ultimi, agendo all’ombra di imprese apparentemente pulite, reinvestivano nel circuito legale i proventi delle attività immobiliari. L’attività complessivamente svolta ha permesso di assicurare allo Stato 161 beni immobili, tra fabbricati e terreni siti nelle province di Napoli, Caserta, Benevento e Cosenza, 25 autoveicoli, 7 rapporti bancari attivi e 16 quote di partecipazione societarie, per un valore di 100 milioni di euro.

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