Mattarella inaugura l’anno scolastico. Bullismo, integrazione e tecnologia al centro del suo discorso

By Francesca Galici

Quest’oggi il Presidente Sergio Mattarella si è recato a Cagliari per l’apertura dell’anno scolastico al Convitto nazionale cittadino. Con lui anche il ministro dell’Istruzione e del MeritoGiuseppe Valditara. Il capo dello Stato, accompagnato dalla presidente della regione Sardegna Alessandra Todde e dal sindaco di Cagliari Massimo Zedda, è stato accolto dagli applausi e si è fermato a parlare con alcuni bimbi, prima di una visita privata all’interno dell’istituto storico del capoluogo sardo, fondato nel 1618.

“La scuola riparte. E con essa ripartono speranze ed emozioni, si riallacciano amicizie, si fanno nuovi incontri. Il ritmo scolastico scandisce da sempre il calendario delle famiglie e rappresenta un momento di grande importanza per la vita dell’intera comunità nazionale
“, ha detto il presidente della Repubblica nel suo intervento alla cerimonia inaugurale. La scuola, ha proseguito Mattarella, “educa a essere cittadini consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri, sviluppa il senso di comunità, fa sperimentare la convivenza. Talvolta, questo nostro tempo dominato dall’assillo del presente, del qui e ora, rischia di far dimenticare che l’impegno educativo rappresenta un pilastro fondamentale della vita della Repubblica”.

Dalla qualità del sistema educativo, ha proseguito il capo dello Stato, “dipende strettamente il futuro della nostra società. A esso vanno dedicate indispensabili risorse adeguate, e idee, cura, attenzioni. La scuola non è una bolla, un recinto, un mondo a parte. Ma un organismo che vive nella società e concorre al suo progresso”. Da Mattarella arriva poi un monito, sia agli studenti che agli insegnanti e ai genitori, sull’uso delle nuove tecnologie. “I processi di conoscenza e di nuove opportunità non si arrestano: ma bisogna governarli e orientarli al bene comune. I giovani sono più avanti nella conoscenza digitale”, ha proseguito, sottolineando come le nuove generazioni ne abbiano fatto “strumento di vita quotidiana. Tante volte nonni e genitori chiedono loro aiuto e consiglio e quelli che non lo fanno scoprirebbero un mondo prezioso se iniziassero”.

La tecnologia e il suo uso, ha spiegato Mattarella, “non devono diventare una barriera di incomunicabilità, un territorio recintato, distinto, divisivo, tra mondo giovanile e società degli adulti”. Ma, soprattutto, “non possiamo e non dobbiamo abbandonare i ragazzi a una chiusura solitaria, in un mondo dominato dalla tecnologia in cui talvolta rischiano di essere imprigionati“. Lo smartphone aiuta, è importante nel quotidiano, “ma non è, non rappresenta la vita, che è molto più complessa, ricca, emozionante. Non possiamo correre il rischio che lo strumento tecnologico, in continua evoluzione, assorba la quasi totalità delle attenzioni, delle relazioni, della vita”.

È compito fondamentale degli educatori far si che questo non avvenga, così come è importante che nelle scuole vengano debellati bullismo e cyberbullismo. “Occorre rinnovare un’azione rivolta a reprimere e anzitutto a prevenire, incidendo sulle cause profonde -frustrazione, mancanza di modelli positivi, paura del futuro- che provocano momenti così gravi e inaccettabili
“, ha proseguito Mattarella, sottolineando che “è una grande e urgente questione nazionale, che va affrontata con tutto l’impegno e i mezzi a disposizione. Senza indulgenze o lassismi, che sono peraltro diseducativi, ma senza nemmeno nutrire l’illusione che tutto possa essere risolto attraverso un’ottica esclusivamente securitaria”.

Ed è anche fondamentale lavorare per l’inclusione, prosegue il presidente della Repubblica, perché ci sono “vari e diversi fronti da curare con impegno e attenzione costanti: nei confronti dei portatori di disabilità, nei confronti dei meno abbienti, nei confronti degli immigrati“.

Questo, ha precisato Mattarella, “è un impegno che viene richiesto dalla Costituzione. Ma è anche un investimento per la società del futuro. Ogni risorsa spesa in educazione la ritroveremo moltiplicata nel bene della collettività”.

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