Martina, l’infermiera simbolo della lotta contro il Covid, a valanga sulle multe ai no vax: troppo poco. E arrivano insulti: vuoi fare la star

Martina Benedetti è stata nel 2020 uno dei volti simbolodell’emergenza Covid. La sua immagine con il viso segnato dopo ore e ore con addosso le protezioni anti-Covid hanno fatto il giro del mondo. Ma questo non l’ha protetta dai leoni da tastiera che non hanno apprezzato le sue critiche alla multa poco significativa per chi elude l’obbligo di vaccino.

E ieri Martina si è espressa criticamente riguardo alla cifra esigua stabilita per la multa a chi evade l’obbligo di vaccino varato per gli over 50 (“100 euro, il prezzo della nostra salute, delle nostre vite, dei sacrifici che facciamo da due anni”, esordiva nel suo post). Per quelle parole oggi Martina Benedetti finisce nel mirino di no-vax e altri contestatori sui social.

Pioggia di commenti offensivi che vanno dall’invito a postare “l’estratto conto degli ultimi due, terribili, anni che ha passato” all’accusa di prendere “mazzette” da Big Pharma. C’è chi la invita ad “andare a fare la soubrette”, chi l’accusa di “fare la bella vita” e chi sospetta che dietro alle sue prese di posizione ci sia la voglia di notorietà: “Un altro passo verso la casa del grande fratello”, scrive un utente su Twitter. Per molti Martina “si lagna” immotivatamente e una no-vax scrive a chiare lettere: “La mia vita vale più della tua. Punto”. Il tutto infarcito di parolacce.

Ma sui social arrivano anche parole di solidarietà. A cominciare da quelle del presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta fra i primi a denunciare la gogna social che ha investito l’infermiera: “È donna. È giovane. È infermiera. Lavora in terapia intensiva Covid. Collabora con Gimbe. Dice cosa pensa sulla sanzione di 100 euro” e “diventa il bersaglio di no vax & affini con violenze verbali e sessiste irripetibili”.

“Tutta la mia solidarietà! Forza Martina”, commenta in un tweet fra gli altri Raffaele Bruno, direttore dell’Unità operativa complessa Malattie infettive del Policlinico San Matteo di Pavia, lo specialista noto per aver curato il paziente 1 Mattia, il 38enne che fu ricoverato all’ospedale di Codogno e il 20 febbraio con il suo tampone positivo svelò all’Italia la presenza di Covid.

Non è il primo caso. Anche Claudia Alivernini, l’infermiera trentenne che per prima si vaccinò il 27 dicembre 2020 nel cosiddetto vax-day, allo Spallanzani, era finita nel mirino degli odiatori seriali sui social. “A dire il vero – aveva commentato in un’intervista a proposito delle ingiurie ricevute – non le ho mai lette e non me ne sono curata. E preventivamente mi ero disconnessa dai social, avevo messo in conto che esponendomi avrei ricevuto il plauso di alcuni, le critiche di altri. Ciò che è stato davvero difficile è stato fare il vaccino davanti alle telecamere e ai fotografi! Ma lo rifarei. Già allora uscivano le prime fake news sui vaccini e mi sono detta: ‘Se lo faccio io, che ho 30 anni, sono donna e non ho paura di questo vaccino, lo possono fare tutti’”.

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